Jesi-Fabriano

Jesi: lei non vuole saperne di lui, lui la perseguita e aggredisce. Braccialetto elettronico per un 67enne

La storia era iniziata un anno fa, tra molestie telefoniche e vessazioni. Ad ottobre scorso l'aggressione con ricorso alle cure in ospedale, con trenta giorndi prognosi

JESI – Nella giornata di ieri 17 marzo, al termine dell’attività investigativa, espletata dal personale di Polizia Giudiziaria del Commissariato di Jesi, diretto dal Vice Questore Paolo Arena, e coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona, è stata dava esecuzione all’ordinanza emessa dal Gip dello stesso Tribunale di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento alla persona offesa con applicazione del braccialetto elettronico nei confronti di uno jesino 67enne.

L’indagine era partita dalla ricezione da parte del Commissariato di Jesi di un certificato medico del pronto soccorso dell’ospedale cittadino. Il certificato attestava le lesioni patite da una donna a seguito di aggressione fisica, con una prognosi di giorni 30. Richieste alla donna sommarie informazioni, questa indicava quale autore della violenza un uomo di cui stava approfondendo la conoscenza. Inizialmente la vittima non aveva sporto querela ma si è era poi convinta a farlo in un secondo momento.

Dal racconto della donna è emersa la condotta dell’uomo che a partire dal mese di marzo dell’anno scorso, per persuaderla ad andare a vivere con lui, aveva iniziato a chiamava insistentemente al cellulare, arrivando a fare anche 40 telefonate al giorno. Per tali motivi la donna ne aveva bloccato il numero. Non potendola contattare al telefono, nel mese di luglio scorso l’uomo si era recato sotto la sua abitazione suonando ossessivamente il campanello e, non avendo ricevuto risposta, aveva poi raggiunto l’abitazione della sorella della vittima per ottenere informazioni sui suoi spostamenti. Nell’ottobre 2023 la donna, che si era recata a casa dell’uomo per riprendere la propria bicicletta, era stata aggredita fisicamente, oltre che apostrofata malamente, tanto da necessitare delle cure del pronto soccorso, da cui era stata dimessa con una prognosi di 30 giorni.

Spossata dalle vessazioni, la donna, finalmente, si è decisa a denunciare i fatti evidenziando come l’uomo, nonostante la grave condotta pregressa, continuasse imperterrito coi suoi tentativi irrazionali di contatto, non mancando di offenderla pesantemente in ogni occasione di incontro. L’attività investigativa ha fatto emergere la pericolosità sociale dell’uomo, specie per l’ossessiva ricerca di contatto con la donna e con le persone che le sono legate da relazione affettiva, consentendo di acquisire elementi di responsabilità penale a suo carico.

A seguito dell’informativa di reato il Gip , su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona, ha adottato la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare e divieto avvicinamento alla persona offesa, con la prescrizione di permanere ad una distanza di almeno 500 metri e divieto assoluto di comunicazione con la stessa. All’uomo è stato applicato, altresì, il braccialetto elettronico. Il provvedimento eseguito costituisce misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui è ammesso mezzo di impugnazione e il destinatario del provvedimento è persona sottoposta alle indagini e quindi presunta innocente fino a sentenza definitiva.

«Il Dirigente del Commissariato, sollecita le vittime di reati in tema di violenza domestica a denunciare i fatti, rompendo quel muro di silenzio che contribuisce solo ad isolarle sempre di più in modo da non aver alcuna alternativa: l’alternativa c’è e consiste nel riporre fiducia nell’operato tempestivo e risolutivo delle forze di Polizia in piena condivisione con la Procura».

© riproduzione riservata