Jesi-Fabriano

Jesi, l’ultimo sabato prima della stretta alla movida

In vigore dalla mezzanotte del 27 luglio e fino al 31 ottobre l'ordinanza che impone chiusure alle 2 e stop all'alcool da asporto all'1. «Si ha notizia di particolari assembramenti che con il cosumo dell'alcool conduce a episodi di indecorosità»

Il centro storico di Jesi
Il centro storico di Jesi dal campanile del Duomo

JESI – Ultimo fine settimana, per così dire, “senza limiti”. Poi, con la mezzanotte di lunedì 27 luglio, ecco l’ingresso in vigore, fino a tutto il 31 ottobre prossimo, dell’ordinanza comunale che introduce regole più restrittive per la cosiddetta movida.

In particolare, la chiusura alle 2 di notte delle attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande su tutto il territorio comunale – attività che non potrà essere ripresa prima delle 5 del mattino – e, nell’ora notturna ricompresa fra l’1 e le 2, il divieto di vendita da asporto di bevande alcooliche. In tale fascia oraria sarà consentita la sola somministrazione con servizio al tavolo o al banco. Sarà dunque, quello di oggi 25 luglio, l’ultimo sabato prima della stretta decisa dall’amministrazione nel nome del decoro e della prevenzione degli assembramenti.

In questi giorni gli agenti della Polizia Locale hanno consegnato a tutti i pubblici esercizi muniti dei nuovi dehors concessi con la ripresa delle attività post lockdown il documento contenente le disposizioni della Giunta, che riguardano anche la pulizia degli spazi pubblici occupati.

Spiegano dal Comune che le nuove norme per favorire la riapertura delle attività economiche dopo i mesi di chiusura forzata «hanno generato una particolare e favorevole incidenza in termini di ripresa economica, che va comunque contemperata da un lato con l’obbligo di osservare la distanza sociale e il divieto di assembramento, dall’altro con le esigenze dei cittadini residenti o dimoranti anche temporaneamente nei dintorni dei medesimi di poter usufruire degli spazi pubblici adiacenti senza correre il rischio di contagi».

L’ordinanza richiama articoli di stampa e segnalazioni verbali o tramite messaggi di posta elettronica pervenuti all’amministrazione in trema di movida. E spiega: «Dopo una prima fase iniziale di contenimento e collaborazione tra gestori dei vari pubblici esercizi, si ha notizia di particolari assembramenti unitamente a consumi di alcool che hanno condotto a episodi di spregio del decoro, generando quindi criticità anche in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica oltreché di tutela della quiete pubblica».

Evidenziano dal Comune: «Il protrarsi di assembramenti di persone in limitate aree prospicienti i locali più attivi in orari notturni, oltre a costituire pericolo per la salute pubblica, crea anche profondo disagio ai residenti delle aree limitrofe specie riconnesso al consumo di alcolici, che contribuisce significativamente ad incrementare lo stato di euforia e di ilarità degli avventori, decrementandone i freni inibitori, cui conseguono i consueti fenomeni derivanti dall’ubriachezza: mancanza di controllo del tono di voce e delle espressioni verbali, necessità di espletare i bisogni fisiologici che la predetta perdita di controllo rende talvolta non limitati ai soli servizi igienici, senza sottacere l’intuibile disattenzione nel rispettare il distanziamento sociale o l’utilizzo della mascherina anche all’aperto quando non è possibile rispettare la distanza».

Si parla quindi di «rischio per la salute pubblica che, soprattutto nelle condizioni con ingente afflusso di avventori, è generato anche da episodi di inciviltà che minano la convivenza civile, con la conseguenza di limitare i cittadini nella fruizione degli spazi pubblici, specie considerando le segnalazioni anche sulla stampa che i cittadini formulano lamentando danneggiamenti, vandalismi, compromissione della quiete pubblica e del pubblico decoro, soprattutto nelle ore serali e notturne, incidendo negativamente sulla qualità della vita della città e dei suoi abitanti, in particolare sul diritto alla salute, al riposo notturno e alla quiete pubblica».

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