Jesi-Fabriano

Dove sono le emozioni, la “Carmen a modo nostro” degli studenti jesini

Tutto pronto per il debutto, dopo un anno di impegno per gli studenti del progetto di alternanza scuola lavoro e per le persone con disabilità della compagnia Opera H. Abbiamo sbirciato nel back-stage e abbiamo scoperto una vera e propria squadra di produzione...

JESI- Un sole splendente, un arcobaleno a mo’ di red carpet e una spada che si cala dal cielo. Su un palco tanti giovani “caschi blu”. Non è l’incipit di un film surrealista, ma il dietro le quinte dello spettacolo “Carmen, dove sono le emozioni“, esito del progetto di alternanza scuola lavoro Banco di scena giunto alla sua sesta edizione.

Debutteranno venerdì 27 settembre alle 21 al Teatro Pergolesi di Jesi, all’interno del XIX Festival Pergolesi Spontini, gli attori di Banco di scena e Opera H, per un “social opera” fresco e nuovo che non ha paura di fondersi con la scuola e la disabilità, reinterpretando il melodramma della tradizione.

Circa 40 i giovani studenti coinvolti nella realizzazione dello spettacolo. Non solo attori, ma anche costumisti, tecnici delle luci, scenografi e attrezzisti. Tre le scuole jesine, quattro gli indirizzi: il Liceo Artistico Mannucci per scene e attrezzeria, il Marconi Pieralisi sia per i costumi che per il disegno luci, il Liceo Classico Vittorio Emanuele II per la comunicazione.

Sartoria
Illuminotecnica

«Quest’anno abbiamo chiuso il cerchio curando anche l’illuminotecnica teatrale con i ragazzi dell’Istituto d’Istruzione Superiore Marconi Pieralisi di Jesi, anche grazie al dirigente scolastico Corrado Marri, parte attiva nella realizzazione del corso di illuminotecnica», ci spiega Paolo Appignanesi, responsabile di produzione della Fondazione Pergolesi Spontini. «Abbiamo realizzato nel territorio una sorta di squadra di produzione fatta di soli studenti delle scuole superiori. Il teatro che gestiamo è lo stesso teatro che produce, è questa la nostra forza».

I veri protagonisti, infatti, sono i ragazzi delle scuole. Francesco, alunno dell’indirizzo di elettronica dell’Istituto Pieralisi Marconi, racconta così l’esperienza vissuta: «Il nostro corso di studio riguarda la gestione delle luci durante lo spettacolo. Per la Carmen abbiamo lavorato con la supervisione di chi lo fa per lavoro, come il tecnico Simone Caproli, nostro coordinatore. Prima abbiamo deciso come illuminare le scene, ora siamo nella fase di montaggio. Saremo parte attiva anche nella gestione delle luci venerdì sera».

In scena anche 10 attori con disabilità dell’ottavo laboratorio di teatralità della Compagnia Opera H, realizzato in collaborazione con l’Unità Multidisciplinare Età Adulta e con Cooss Marche, con il contributo di Asp Ambito 9. Su regia di Gianfranco Frelli, lo spettacolo sarà dedicato a Enrico e Cristiano, già attori nei precedenti spettacoli, recentemente deceduti.

Il regista Gianfranco Frelli con il gruppo comunicazione

Tanti i performer coinvolti che calcheranno il palco del Pergolesi: gli allievi del Teatro Cocuje di Jesi, i ballerini della scuola Nuovo Spazio Studio Danza e persino i giocatori di Rugby Jesi 70.

Tra i docenti promotori dell’iniziativa Maria Cristina Ponzetti e Massimo Ippoliti, insegnante di discipline plastiche al Liceo Artistico Mannucci di Ancona. Ma anche Sara Pitocco, del corso di costume che ha curato gli abiti di scena insieme alla caposarta del teatro Pergolesi Roberta Fratini.

Come ha ricordato Paolo Appignanesi, ogni esito di “Banco di scena” è sempre qualcosa di totalmente diverso rispetto all’opera lirica di partenza. Dopo “Le metamorfosi di Pasquale” dello scorso anno, una Carmen nuova, stravolta nella trama, che si reinterroga su libertà e libero arbitrio. “Una Carmen a modo nostro” come l’ha definita l’intera squadra di produzione.

La Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, città ricca di cultura teatrale, non teme nel trovare nuovi significati alla tradizione, né di rivolgersi alle giovani generazioni aprendosi a nuovi linguaggi. Paolo Appignanesi, cosciente del potenziale di questo territorio, ha accennato a un sogno nel cassetto: «Alla luce di quanto realizzato con Banco di scena, si sta pensando di dar vita, proprio a Jesi, a una scuola di indirizzo teatrale, il corso che anch’io alle superiori avrei voluto fare».

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