Jesi-Fabriano

Jesi, su il sipario per il debutto alla regia lirica di Jacopo Fo – VIDEO

Jacopo Fo e l'attore Mario Pirovano sul palcoscenico del teatro Pergolesi di Jesi durante le prove de "La Serva Padrona". Ecco il loro racconto

JESI – Cinque anni fa il teatro italiano perdeva un genio, un eterno giullare, un maestro, Dario Fo. Oggi, il suo erede naturale, Jacopo Fo, debutta al teatro Pergolesi di Jesi nella regia lirica.

Inizia a “masticare” il teatro da piccolo, a soli 8 anni, Jacopo Fo, artista, scrittore, attivista e figlio del grande drammaturgo, premio Nobel Dario Fo e di Franca Rame. Tutta una vita dedicata al teatro, con loro e poi, per loro. A cinque anni dall’anniversario della scomparsa del padre e maestro (mancato il 13 ottobre 2016 a Milano) Jacopo Fo debutta al teatro Pergolesi dove sabato 23 e domenica 24 ottobre porterà in scena il dittico “The Telephone” e “La serva padrona”. Lo abbiamo incontrato, proprio sul palcoscenico del massimo jesino, immersi nella coloratissima e fumettistica scenografia dell’opera di Pergolesi.

Dario Fo con il figlio Jacopo


Lei proviene dalla prosa, da un’esperienza teatrale molto diversa rispetto alla regia lirica: che aspettative ha?
«È molto più facile farsi fischiare in un teatro dell’opera – scherza Jacopo Fo – È molto interessante, un mondo completamente diverso, è il cantato che determina lo stato emotivo ed è giustamente una questione che riguarda il nostro grande direttore d’orchestra Scogna… Puoi interpretare una partitura ma all’interno di un mondo musicale. Ho fatto una regia sui movimenti e sul linguaggio corporeo, una cosa molto diversa».

IL VIDEO



Insieme a Jacopo Fo, a preparare lo spettacolo – inserito nel cartellone della 54esima Stagione Lirica di tradizione del teatro Pergolesi di Jesi – in un vorticoso affaccendarsi di prove tecniche, luci, costumi con le maestranze della Fondazione Pergolesi Spontini indaffarate nel dietro le quinte, ci sarà anche Mario Pirovano, attore, considerato l’erede artistico del grande Dario Fo di cui ha interpretato e tradotto tutti i monologhi.
Lei ha lavorato per moltissimi anni al fianco di Dario Fo e Franca Rame: c’è qualcosa che avrebbe voluto fare insieme a loro, ma non ha potuto? Qualcosa che le resta nel cuore come una grande “incompiuta”?  
«Si, è “Morte accidentale di un anarchico”, mi sarebbe piaciuto tantissimo farlo con loro, ma quando sono arrivato l’avevano già portato in scena», racconta il maestro Pirovano.

Qual è, secondo lei, la grande eredità di Dario Fo al teatro italiano?

«La presenza, soprattutto l’onestà intellettuale e la coerenza, il credere nelle storie e l’essere coinvolto sempre quotidianamente in quel che accadeva nel Paese…sia lui che Franca. Ho amato il loro teatro perché era un continuo, a casa, sempre».

L’attore Mario Pirovano

E tornando al ricordo commosso dei genitori Dario e Franca, Jacopo Fo racconta di una eredità artistica importante, di un modo di vivere e respirare il teatro quasi innati in lui. «Ho imparato a recitare, fare teatro, costumi, scenografie, guardando il lavoro dei miei genitori. È incredibile perchè non mi hanno mai dato lezioni…e oggi mi ritrovo a fare le stesse cose».

Definisce la sua “Serva Padrona”, «divertentissima, perché non si capisce da che parte sta il servo muto, né se questa ragazza sia una povera disgraziata o sia davvero innamorata. Si gioca molto sulle sottigliezze delle relazioni umane ed è divertente».

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