Jesi-Fabriano

Jesi: sinistra, anarchici, Anpi e Arci contro il monumento a medici e infermieri

Molti partiti, associazioni e movimenti considerano inopportuna la proposta della maggioranza di una scultura per gli operatori sanitari in lotta contro il coronavirus: «Se c'è anche un centesimo in più, questo deve servire per assistere chi ha bisogno»

JESI – Un monumento a medici e infermieri per non dimenticare quanto fatto contro il coronavirus. Lo propongono tre liste di maggioranza, domani (martedì 26 maggio) in consiglio comunale. Si è già detto favorevole il sindaco Massimo Bacci. Ma c’è chi non è affatto d’accordo.

«La proposta è inopportuna – tuonano PRC di Jesi, Spazio rosso – “U. Terracini”, MeetUp Spazio Libero, ARCI Comitato Jesi/Fabriano, Laboratorio Sinistra, Si – Sinistra italiana Fed. Provinciale di Ancona, Anpi di Jesi, FAI sez. “M. Bakunin”, Centro Studi Libertari “Fabbri”, OAAM Ora d’aria Archivio delle Memorie APS, L’ABC La Biblioteca Circolante ODV -. Non è dato sapere a quale tipo di monumento ci si riferisca ma, grande o piccolo che sia, implicherebbe ad ogni modo un dispendio di risorse. In primo luogo istituzionali: in questa fase ci sono cose ben più urgenti di cui discutere senza che ci sia bisogno di appesantire ulteriormente il dibattito. Poi, sul piano economico, ogni singolo secondo a disposizione, centesimo possibile e pensiero da elaborare devono essere spesi per la lotta contro il disagio sociale – che si è moltiplicato – a sostegno del reddito (affitti, tasse, sussidi), del lavoro (per far ripartire chi non ce la fa), dell’istruzione (non tutti si possono permettere un tablet per “andare a scuola”), e contro la fragilità di chi è vecchio, solo, o malato. Tutto questo già sarebbe un forte sostegno alla salute della comunità e dei singoli, specie di chi non ha la possibilità di farsi regalare una mascherina griffata. Nessun dispendio di risorse dunque. A quelle ci pensa già Bertolaso. E se c’è un centesimo in più questo deve servire per avere in più un medico, un infermiere, un oss, un addetto alle pulizie, un posto letto, un’ambulanza con volontario annesso. Chi ha lottato in questi mesi, e non sono stati solo i sanitari, ma tutti i lavoratori e tutta la collettività, ha bisogno di un collega di lavoro in più, di una paga migliore, di un giorno di ferie in più, servizi, strumenti, strutture. Fatti concreti come premio. Le medaglie servono a poco».

Oggi, a detta di movimenti e associazioni, «non è il tempo degli sprechi, anche se solo di un euro simbolico per il costo dell’ennesimo, e inutile, murales. Se quanto argomentato, secondo logica e spirito di solidarietà, non convince, allora è giusto ricordare che i monumenti in genere si fanno alla fine delle guerre, non durante. La guerra contro il Covid, ma ancor più contro la destrutturazione del welfare italiano, è di là dall’essere vinta. E poi, in Italia, in genere chi propone di fare monumenti sono sempre coloro che le guerre le perdono e le fanno fare (e subire) agli altri. E poi, proporre un monumento proprio ora, scaramanticamente parlando, rischia di portare sfortuna».

Perplessità in merito anche dal movimento Jesi in Comune, che in aula consiliare spiegherà le ragioni. In un lungo post su Facebook, il gruppo rappresentato in consiglio da Samuele Animali, Francesco Coltorti e Agnese Santarelli ha rivolto “un grazie sincero (e non retorico)” a medici e infermieri. «Vorremmo rivolgere un grazie sincero a tutte le operatrici e gli operatori della sanità. Tutti, dai primari agli addetti alle sanificazioni e alle pulizie, da chi si occupa dei servizi alle infermiere ed infermieri, agli oss. Senza esclusioni. Un ringraziamento solo in parte legato a queste durissime settimane di emergenza sanitaria, settimane che hanno messo duramente alla prova la resistenza fisica, morale, emotiva e sociale di tutto il personale ospedaliero, in particolare nelle aree più colpite dal virus Covid».

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