Jesi-Fabriano

“Jesi in uno scarabocchio” e “Foto-Sintesi di Comunità”: gli adolescenti raccontano la città e ne disegnano la mappa

In mostra al chiostro di Sant'Agostino le immagini scattate dai partecipanti ai laboratori con la collaborazione di Francesca Tilio, in biblioteca e all'ufficio turismo la mappa che traccia la Jesi del cuore vista dai giovani

Chiostro di Sant'Agostino, mostra "Foto-Sintesi di Comunità"

JESI – “Jesi in uno scarabocchio”, per disegnare due mappe di una Jesi del cuore, vista dagli occhi dei suoi adolescenti. E “Foto-Sintesi di Comunità”, per fissare in immagini lo sguardo sulla città dei suoi giovani, in mostra dal 10 febbraio sotto il portico del chiostro di Sant’Agostino. «Un racconto di sé dato alla città in un luogo cui dare ruolo e valore» dice l’assessore alla cultura Luca Brecciaroli.

Del frutto dei due laboratori realizzati fra il 2021 e il 2022 si è parlato in Comune e poi inaugurando l’esposizione al chiostro. Presenti i rappresentanti delle realtà che hanno preso parte mai progetti: Cooss e Costess, Centro di Aggregazione Giovanile, radio Tlt e Acca Academy, la fotografa professionista Francesca Tilio e il professor Massimo Ippoliti del Liceo Artistico “Mannucci”.

A “Jesi in uno scarabocchio” hanno preso parte in due sessioni circa 25 adolescenti fra i 15 e i 18 anni, di varie scuole. Le due mappe che ne sono derivate saranno disponibili alla biblioteca e alla Biblioteca dei ragazzi, in Comune e all’Ufficio Turismo: vi si scopriranno dove guardare un tramonto o dove poter stare soli, i luoghi del cuore o in cui andare a cerca di dettagli, i posti “dal buon odore”, le panchine preferite. Piazze e vicoli ma anche pizzerie, gelaterie, forni che diventano la prima cosa a cui fa pensare Jesi. «Hanno costruito con una loro coscienza diversa e consapevole uno spazio di comunità, in maniera fresca e divertente» dice il professor Ippoliti.

Altre dodici, stavolta tutte ragazze, hanno scattato e scelto le foto da esporre, vi hanno unito scritte e pensieri, hanno deciso come disporle in mostra. «Hanno avuto libertà totale – spiega Tilio – anche nell’utilizzo dei mezzi con cui fotografare. Alla loro età, raccontare la comunità è raccontare sé stessi e ho scoperto una generazione ricca di una profondità che nasconde sotto una scorza di timidezza».

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