Jesi-Fabriano

Jesi, rinvenute dai Forestali 13mila munizioni incustodite. Sequestrate 1.200 carcasse di uccelli in un ristorante

La scoperta in una abitazione rurale dove tre cacciatori lasciavano i loro cani. In tutto sono nove gli indagati. Per le spiecie animali destinate alla ristorazione, invece, il loro commercio è vietato per legge

Le armi e le munizioni sequestrate dai Carabinieri Forestali
Le armi e le munizioni sequestrate dai Carabinieri Forestali
JESI – Nei giorni scorsi i Carabinieri Forestali hanno sequestrato presso un esercizio di ristorazione sito nell’area della Vallesina, oltre 1.200 uccelli, tra i quali tordi, merli, beccacce, beccaccini, frullini, allodole, tutte specie la cui commercializzazione è espressamente vietata dalla legge sulla caccia. Le attività investigative sono poi proseguite con una seconda serie di perquisizioni a carico di numerosi cacciatori che risultavano aver ceduto illegalmente la selvaggina per fini commerciali al ristorante.
Controlli presso il ristorante

Nelle abitazioni di tre dei nove cacciatori indagati, sono state rinvenute e sequestrate complessivamente oltre 22.400 munizioni abusivamente detenute, insieme a 182 carcasse congelate di uccelli che non risultavano regolarmente registrati nei tesserini venatori.

A Jesi, in un’abitazione rurale, sono state rinvenute incustodite 13.000 munizioni, con polvere da sparo, piombo, bilancini ed altra strumentazione per l’autoproduzione di cartucce. L’abitazione, di facile accesso a chiunque, serviva ad alcuni dei cacciatori indagati per custodire i cani da caccia.
Ritirate cautelativamente anche 30 armi da fuoco e le licenze di porto d’armi
a due dei tre cacciatori sorpresi con gli ingenti quantitativi di munizioni.
Tutti gli indagati rischiano le pene previste per i reati di acquisto, detenzione ai fini
commerciali di selvaggina il cui commercio è vietato dalla legge sulla caccia, che
comportano l’arresto fino a sei mesi o l’ammenda.

Tre dei cacciatori, sorpresi con un numero di munizioni di molto superiore a quello consentito dalla normativa, rischiano le pene previste per detenzione abusiva di munizioni e polvere da sparo e omessa custodia di munizioni e materiali esplodenti, che prevedono l’arresto fino a un anno.

I titolari dell’esercizio di ristorazione, i quali non sono stati in grado di provare la tracciabilità di tutta la selvaggina rinvenuta, rischiano anche le sanzioni per la mancata tracciabilità degli alimenti somministrati, e la denuncia per commercio di specie tutelate dalla convenzione di Washington Cites, senza la prescritta documentazione. Il cibo comunque non era nocivo per la salute, ma ne era vietata la vendita per tutela della fauna.
Le attività investigative dirette dal sostituto procuratore della Repubblica di Ancona,
Rosario Lioniello, sono state condotte dai Carabinieri Forestali del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale di Ancona, del Nucleo Carabinieri Cites di Ancona e dei Comandi Carabinieri Forestale della Provincia di Ancona.

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