Jesi-Fabriano

Presa a calci e pugni la notte di Capodanno, ex fidanzato a processo per stalking e lesioni

Una 23enne ha portato in tribunale un marocchino con il quale ha avuto una storia d'amore. Lui l'avrebbe picchiata in molte occasioni e perseguitata. Durante i festeggiamenti in piazza per l'ultimo dell'anno l'avrebbe picchiata a sangue in un vicolo e poi portata a casa sua dove la madre dell'extracomunitario avrebbe telefonato allarmata ai genitori della giovane: «Venite a riprendervela o ve l'ammazza»

violenza sulle donne, femminicidio, aggressioni

JESI – Si conoscono in discoteca, nasce una storia d’amore durata un anno ma lei decide poi di troncarla perché lui, un marocchino di 23 anni, l’avrebbe picchiata ripetutamente. Per la giovane, di 23 anni, inizia una persecuzione da parte dell’ex, durata mesi e culminata con la notte di Capodanno di quattro anni fa. In piazza c’erano i festeggiamenti. Il marocchino l’avrebbe portata in un vicolo del centro storico per prenderla poi a calci e pugni, continuando a darle le botte anche a casa sua, fino a quando la madre dell’extracomunitario non avrebbe alzato il telefono per chiamare i genitori della 23enne: «Venite a riprendervela o ve l’ammazza».

La giovane denunciò tutto alle forze dell’ordine portando il marocchino in tribunale con l’accusa di stalking e lesioni. Oggi la presunta vittima ha testimoniato in aula davanti al giudice Alberto Pallucchini, rispondendo alle domande del pm Cinzia Servidei e ripercorrendo così la burrascosa storia d’amore con quello che era il suo fidanzato.
La giovane ha raccontato di aver impiegato molto tempo prima di denunciarlo, riferendo vari episodi durante i quali lui avrebbe alzato le mani su di lei, provocandole anche dei lividi che la 23enne avrebbe cerato di nascondere agli amici e ai familiari. «Lo perdonavo sempre – ha detto – ero arrivata a credere che ero io quella sbagliata. Agli amici dicevo che mi ero fatta male da sola».

Stando alla vittima, il marocchino sarebbe arrivato anche a spegnerle la sigaretta sulla guancia e sul polso, procurandogli bruciature. E ancora, in più occasioni l’avrebbe percossa procurandole ecchimosi e tumefazioni al viso e al cuoio capelluto. Quando lei aveva deciso di troncare la relazione, lui l’avrebbe perseguitata sui social e al telefono, costringendola a cambiare continuamente numero e a rinunciare ad amicizie che avevano in comune pur di sfuggirgli. In aula è stato sentito anche il padre della ragazza che ha riferito della telefonata ricevuta dalla madre del marocchino, il primo dell’anno. «Venitela a riprendere – ha raccontato il genitore – che ve l’ammazza». La 23enne finì in ospedale con referto di 10 giorni di prognosi. Il 23enne l’avrebbe picchiata con pugni e calci su tutto il corpo, provocandole un trauma cranico non commotivo. Il marocchino, difeso dall’avvocato Annavittoria Banzi, nel frattempo è stato espulso dal territorio italiano e attualmente si trova in Marocco. Rigetta ogni accusa. Prossima udienza il 10 ottobre, quando verranno sentiti i testi della difesa.

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