Jesi-Fabriano

Jesi, “no tax zone”: undici le richieste

Nove le attività avviate in centro nell'arco del 2020 che hanno risposto al bando per i contributi comunali, le altre due hanno aperto fuori dalla cerchia storica e dei borghi

Il centro storico di Jesi
Il centro storico di Jesi dal campanile del Duomo

JESI – “No tax zone”, undici le domande presentate in risposta al bando 2021 da attività avviate a Jesi nell’arco del 2020. Si tratta in particolare di cinque attività commerciali e quattro pubblici esercizi fra somministrazione e ristorazione in centro. Due invece i richiedenti il beneficio che hanno aperto i battenti fuori dalla cerchia di centro e borghi storici.

Il contributo compensa sostanzialmente le imposte comunali che chi apre deve versare nei primi tre anni fra tassa rifiuti, imposta pubblicità, Tosap, Tasi e Imu se dovute: 500 euro l’anno per un triennio. Dal 2015 sono state complessivamente una ottantina le attività che hanno avuto accesso alla misura.

I contributi sono riservati alle nuove attività commerciali costituite da ditte individuali, alle società di persone, alle srl anche unipersonali. Relativamente alle imprese artigiane, l’avviso è riservato alle attività di produzione di propri beni, compreso l’artigianato artistico e l’artigianato nel settore alimentare (pizzeria, rosticceria, pasta fresca).

I numeri dei richiedenti sono tornati a crescere: venti le domande per le aperture 2018, appena sei invece quelle dello scorso anno per gli avvii nel 2019

Tutti gli anni le risorse stanziate dal Comune per il bando- 25 mila euro – sono state sufficienti a dare risposta e accontentare tutti i richiedenti. Le esclusioni sono sempre state legate solo alla mancanza dei requisiti richiesti o all’incompletezza delle domande.