Jesi-Fabriano

Jesi, movida rumorosa: le proposte dei locali per ridurre i disagi

L’associazione Jesi città da vivere lancia alcune idee per agevolare una fruizione rispettosa del centro storico e limitare gli atteggiamenti irrispettosi

Foto di repertorio scattata prima dell'emergenza Coronavirus

JESI – Movida rumorosa e, a volte, molesta, i locali formulano proposte concrete per provare a risolvere il problema. A seguito delle continue lamentele dei residenti, l’amministrazione ha anticipato la chiusura di bar, pub e ristoranti per cercare di ridurre i disagi agli abitanti. L’associazione Jesi città da vivere, composta dagli imprenditori stessi, lancia alcune idee.

«Noi – spiegano i locali – ci impegniamo ad assumere gruppi di sorveglianti per un controllo “in movimento” delle aree del centro solitamente più colpite, al fine di placare urla indesiderate e comportamenti irrispettosi, a creare tavoli di confronto e sensibilizzazione nelle ore calde del week-end a tema ambiente (porta il tuo rifiuto e ricevi un omaggio) e rispetto civico dello spazio pubblico in collaborazione con l’associazione JesiClean, ad attenerci alle regole imposte in materia di orari di somministrazione, diffusione di musica e orari di chiusura, a verificare con attenzione la maggiore età degli avventori e non somministrare alcol a persone visibilmente ubriache». Dal canto suo, il Comune dovrebbe – sempre a detta di Jesi città da vivere – «aprire tutti i bagni pubblici, vespasiani compresi, nelle zone interessate, posizionare bagni chimici nel numero e nelle possibilità urbanistiche possibili e telecamere di controllo». Alla Prefettura di Ancona, inoltre, si chiede un maggiore controllo dei comportamenti irrispettosi, procedendo anche con sanzioni.

«Da otto anni circa – le considerazioni di Jesi città da vivere – il centro storico di Jesi ha vissuto un cambiamento legato all’apertura di molte attività ristorative ed esercizi di somministrazione. Questo fenomeno nazionale di rivitalizzazione dei centri storici è come sappiamo in parte dovuto all’introduzione della patente a punti e di più severe norme stradali. Di positivo, e i genitori lo sanno bene, c’è che i giovani/issimi rimangono in città, spesso muovendosi a piedi evitando di prendere la macchina magari in condizioni precarie. Se vogliamo finalmente uscire dall’ipocrisia, occhio non vede cuore non duole, dobbiamo vedere e accettare il fatto che i giovani/issimi necessitano di esperienza di socialità che passano spesso per il consumo di alcolici o altro. Basterebbe accompagnare da persone adulte questo delicato passaggio della vita che in molti abbiamo vissuto, non demonizzandolo o imponendo restrizioni e chiusure ma a nostro modo di vedere vigilando maggiormente (genitori compresi) e soprattutto creando nuovi spazi dove i ragazzi possano sfogare la loro fame di vita, ad esempio aprendo sale musica, sale prove, circoli ricreativi, teatri, cinema, skatepark e luoghi di sport. Il momento storico che stiamo attraversando, 2020-2021 per intenderci, ci pone di fronte a nuove problematiche legate all’assenza di socialità dovuta alla pandemia. I giovanissimi privati di luoghi di socializzazione come le discoteche, i teatri, le palestre e i cinema, si riversano nel centro storico, dove da anni si catalizza la socialità mondana del week-end jesino, muniti di musica (casse bluetooth), di bottiglie di superalcolici (provenienti con ogni probabilità da supermercati) dando sfogo alle proprie naturali esigenze di socialità. Posto che questo sia assolutamente normale ma che spesso sfocia in atteggiamenti esagerati e privi di controllo, l’associazione JCV trova irrispettoso verso i propri associati la volontà intrinseca del sistema di addossare la colpa di tali atteggiamenti, o peggio ancora il costo, ai gestori dei locali, punendo gli stessi con restrizioni di orario che provocano solamente l’esacerbarsi di atteggiamenti ancora più pericolosi, es: provate voi ad allontanare fisicamente centinaia di ragazzi in pieno sabato sera e in orario di tarda serata dal proprio locale.».

Inoltre, ricordano gli imprenditori dei locali, «che spesso questi fenomeni di disturbo avvengono lontano dalle nostre attività e sono promossi non da nostri clienti ma da ragazzi giovani/issimi organizzati da sé con alcolici e musica, attirati in centro dalla mancanza di alternative. Ci dissociamo da tutti i professionisti di ogni settore che vendono alcolici ai minorenni fomentando le problematiche. Ricordiamo che Jesi città da vivere è costituita da una piccola galassia eterogenea di locali di somministrazione e non da soli cocktail bar situati nel centro storico, ma tutti noi capiamo bene che questo problema gestionale riguarda tutti e abbiamo altresì fiducia nel fatto che tale fenomeno sia circoscritto e ampiamente risolvibile. Siamo aperti a qualsiasi tipo di confronto costruttivo».

Ti potrebbero interessare