Jesi-Fabriano

Jesi, la movida in centro storico divide la città

Da una parte i residenti, che chiedono un maggior rispetto della quiete pubblica, dall'altra gli avventori dei locali e alcuni politici. Una diatriba che non accenna a placarsi

Una serata in piazza delle Monnighette

JESI – La movida in centro infiamma il dibattito politico. Dopo l’esposto alla Procura dei residenti, e la risposta del sindaco Massimo Bacci, prende posizione anche il movimento di maggioranza Jesiamo. E tornano a farsi sentire gli abitanti della città vecchia.

«Quello di additare colpe e responsabilità, guarda caso omettendo spesso le proprie, porta solamente a polemiche e strumentalizzazioni di bassa politica, e sicuramente a nessun costrutto. Il centro storico è patrimonio di tutti – sostiene la lista di governo Jesiamo -. Su tale parte della città l’amministrazione comunale ha investito molte risorse, non solo economiche, per renderlo più attrattivo e riportarlo ad un livello di vita consono ad un centro storico di una città come Jesi. Si sono già perse le tracce delle richieste che solo qualche anno fa andavano verso questa direzione e che ha visto l’amministrazione non solo adoperare forze nella riqualificazione del centro (sia sugli immobili pubblici che per agevolare quelli privati), ma anche attraverso una politica di no tax zone per le nuove attività che ha dato assolutamente i suoi frutti. Tutte le parti coinvolte, a partire dal Comune, ai residenti ed agli esercenti crediamo abbiano un solo obiettivo: quello di far vivere il centro, e la movida, come un bel luogo da frequentare, vivere, rispettare. Si dovrebbero unire le forze per far sì che questa sia l’immagine da dare al centro storico, un confronto in cui ognuno faccia la sua parte, cercando di far recuperare quel senso civico, quel buon senso che sono alla base di una convivenza civile, certi comunque che il Comune non potrà mai sostituirsi alle forze dell’ordine ed alle loro funzioni. Noi siamo pronti al confronto».

Si rifanno sentire anche i residenti del centro. «Nessuno chiede la chiusura di locali o mette in dubbio la legittimità di aprirli – rimarcano -. Ma si facciano rispettare le regole di convivenza dopo anni di mancata osservazione. Non è solo la presenza di giovanissimi nelle notti dei fine settimana a definire la vitalità di un centro dove sono in crisi le attività commerciali e calano i residenti. Ancora una volta vengono messe in contrapposizione le legittime richieste di controlli e rispetto con le attività “fuori controllo” che avvengono nelle nottate dei fine settimana. Anziché conciliare le legittime esigenze delle parti, viene esasperato il conflitto e vengono esacerbati gli animi. Se si è giunti a formulare un esposto, dopo anni di richieste di controlli, lamentele, denunce, segnalazioni inascoltate rispetto a un fenomeno che tutti conoscono, che va in scena da anni tutti i fine settimana, che è ben noto a tutti e dovrebbe in primis esserlo a chi amministra la città, è chiaro che il problema è evidente e che non si è fatto nulla se non per risolverlo, quantomeno per comprenderlo e verificarlo. Il centro stava morendo? Può darsi, ma la questione non si può analizzare e liquidare solamente alla luce della presenza di un numero consistente di giovanissimi fino a tarda notte una o talvolta due notti a settimana. Non è questo rivitalizzare un centro in evidente sofferenza “diurna” causa attività commerciali in crisi, continuo calo della residenzialità, problematiche che affrontano i residenti: posti auto, mancata raccolta dei rifiuti porta a porta, isole ecologiche spesso discariche a cielo aperto, piccioni e topi in aumento, assenza di manutenzione ordinaria. Sulla definizione di vitalità di un centro cittadino determinata solo dalla folta presenza di giovanissimi nelle nottate del weekend ci sarebbe molto da ridire e da riflettere. Perché allora tali attività non sono aperte anche di giorno se rivitalizzano in modo così evidente come segnalato il centro storico?».

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