Jesi-Fabriano

Jesi, lingue straniere al bando negli atti comunali

Approvata la mozione per limitare l'utilizzo di terminologie non italiane nei provvedimenti municipali. Lunga la discussione in consiglio. L'opposizione ironizza

L'atrio del comune di Jesi
L'atrio del comune di Jesi

JESI – Limitare l’utilizzo delle lingue straniere negli atti comunali, inglese in primis, ai casi di maggiore opportunità e necessità alla comprensione, accompagnandolo con la traduzione in lingua italiana. È quanto hanno chiesto e ottenuto in consiglio comunale gli esponenti di maggioranza Giancarlo Catani, Gianna Pierantonelli e Katia Montalbini con una mozione approvata a maggioranza.

Lungo il dibattito in streaming fra i consiglieri convinti che vi sia un abuso delle lingue straniere, non sempre accessibili a tutti, e l’opposizione che ha bollato quale “sciovinismo” tale difesa a spada tratta dell’italiano, sostenendo che non vi è alcun attacco in corso. Non sono mancati momenti piuttosto divertenti, ai quali per fortuna non ha assistito alcun professore d’inglese (alcune pronunce davvero temerarie).

«Da oggi in poi – ironizzano da Jesi in Comune – a Jesi non si farà smart working ma lavoro furbo, niente più diretta streaming ma  flussi multimediali in diretta. Il prossimo Brand festival verrà ridenominato Festival di marca. Verrà cambiato di nuovo lo Statuto e al posto del question time avremo il tempo delle domande, e mentre i Comuni vicini faranno i conti con il temibile lockdown, a Jesi avremo forse un inquietante confinamento. Forse non ci sarà bisogno di modificare il nome al piano Jesi in progress in quanto la sua attuazione sembra sparita dai radar. Pardon, chiediamo scusa, dagli apparecchi di radiorilevamento e misurazione di distanza». 

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