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Jesi, fontana dei Leoni: Andrea Pieralisi pensa a una class-action

L’imprenditore, che fa parte del comitato Piazzalibera, annuncia una sua iniziativa personale «quale forma di indennizzo alla popolazione»

Andrea Pieralisi di fronte al cantiere per lo spostamento della fontana dei Leoni a Jesi

JESI – «Una class-action per indennizzare tutti i cittadini, riducendo temporaneamente le tasse, con i soldi del lascito di Cassio Morosetti». Ad annunciare l’iniziativa, «assolutamente a titolo personale», è Andrea Pieralisi, imprenditore nonché componente del comitato Piazzalibera che si sta battendo contro lo spostamento in piazza della Repubblica della fontana dei Leoni. Venerdì scorso, il Tar Marche ha respinto la richiesta di sospensiva, formulata dal medesimo comitato, relativamente alla decisione dei garanti (e gli atti conseguenti) di non ammettere il referendum abrogativo. Ma non si è ancora espresso nel merito, rinviando il pronunciamento al 12 maggio.

«Ero abbastanza sicuro che la sospensiva non sarebbe stata concessa – osserva Pieralisi, che ci tiene a specificare di parlare a nome proprio e non di Piazzalibera -. Condivido la scelta del giudice, avrei fatto lo stesso. Considerato soprattutto l’avanzamento dei lavori, non avrebbe avuto senso accordarla. A metà maggio, però, il Tar dovrà esprimersi nel merito. E sono molto fiducioso che lo faccia, anche alla luce degli ulteriori elementi che abbiamo prodotto e presentato grazie all’avvocato Galvani, di cui ho grande stima. Qualora il tribunale amministrativo regionale dovesse dichiararsi non competente in materia e rimandare la questione alla giustizia ordinaria, ce ne faremo una ragione. Avremo sprecato soldi e tempo».

A tale proposito, il comitato Piazzalibera dovrà riunirsi per decidere come muoversi. «Ci confronteremo e assieme capiremo che fare – conferma Pieralisi -. Ho conosciuto donne e uomini molto motivati. Li stimo notevolmente. Stanno dando tantissimo a questa città. Resto legato a loro e andrò fino in fondo, condividendo le decisioni che verranno assunte collegialmente».

Immutata la contrarietà allo spostamento della fontana dei Leoni. «Cassio Morosetti è nato e se l’è trovata in piazza della Repubblica – dice Pieralisi – Io, invece, come tantissimi altri jesini, quando sono nato l’ho vista in piazza Federico II, dove vorrei che restasse. Ci divide solo mezzo secolo ed entrambi abbiamo le nostre ragioni. La piazza di Jesi, tuttavia, è piazza della Repubblica. L’altra, di fronte al Duomo, è stata sempre un po’ snobbata, essendo inaccessibile e portando un nome, quello dell’imperatore Federico II, forse troppo regale. Ogni città d’Italia ha una sua piazza della Repubblica. La nostra è stata chiamata così dopo il referendum del 1946. In questa città, del resto, ci fu un fortissimo movimento repubblicano, tanto che vi sono ben tre circoli. Questa è la nostra vocazione. Al di là della favoletta delle corriere che non riuscivano a far manovra, l’obelisco venne spostato anche in quanto simbolo imperialista. Riportarlo nella piazza che, di fatto, rappresenta la liberazione dal fascismo, mi dà molto fastidio come cittadino italiano».

Ecco, dunque, l’idea della class-action. «Siccome il Comune non ha ancora alcun progetto concreto sulle modalità di utilizzo del lascito testamentario, al netto di qualche ipotesi campata in aria – osserva Pieralisi – Organizzerò personalmente una class-action per utilizzare i due milioni quale indennizzo alla popolazione. Non per rimpinguare le casse municipali o finanziare pseudo progetti inesistenti, ma ad esempio per ridurre temporaneamente la tassa rifiuti, o un’altra imposta, per tutti. I contrari alla traslazione del monumento, garantisco, non sono affatto quattro gatti, ma più della metà della popolazione».

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