Jesi-Fabriano

Fideiussione milionaria tarocca, notaio blocca il rogito e chiama la polizia: in 3 a processo

Tentata truffa e falso in documento informatico è quanto contestato a due pugliesi e un laziale che volevano acquistare le quote della Coedi di Jesi, una società di costruzioni edili, tramite un documento della Bnl poi risultato falso

Il tribunale di Ancona
Il tribunale di Ancona

JESI – Decide di vendere le quote della società dove ha la maggioranza e per poco non si ritrova in mano una fideiussione milionaria falsa. Imprenditore fa finire a processo cinque persone per tentata truffa e falso in documento informatico. Uno del quintetto, un operatore finanziario, originario di Urbino, è deceduto quattro anni fa ma per gli altri, tre pugliesi e un laziale (un commercialista), la giustizia dovrà fare il suo corso. Per uno dei pugliesi la posizione è stata stralciata, in questo procedimento, per un difetto di notifica contestato dal suo avvocato. Gli atti verranno rimandati al pm.

Ad incappare nel terzetto pugliese e poi nel laziale è stata la Coedi Spa, la società di un’azienda di costruzioni edili con sede nella città di Federico II. Il socio di maggioranza aveva deciso, nel 2011, per raggiunti limiti di età, di vendere la sua parte e, tramite una conoscenza del figlio, era arrivato ad un contatto con uno dei tre pugliesi che era intenzionato ad acquistare le quote insieme ad altri due soci. Le prime trattative sarebbero però andate a vuoto fino all’accordo preliminare invece poi raggiunto. L’imprenditore della società jesina, originario di Camerino, per concludere la vendita davanti ad un notaio, ha chiesto una fideiussione di 1 milione e 200 mila euro su una vendita di azioni di equivalente valore e il cui pagamento doveva avvenire in tre rate. Negli accordi era stato lasciato anche un assegno da 300mila euro poi risultato non appoggiato a nessun conto corrente. Era già fissata la data per il rogito dal notaio quando l’imprenditore, che non aveva ancora ricevuto copia della fideiussione richiesta, ha sollecitato uno dei tre pugliesi ricevendo poi per fax la copia richiesta. Una fideiussione che sarebbe stata spedita dall’operatore finanziario poi deceduto e firmata da due funzionari della Banca Nazionale del Lavoro di Roma, poco comprensibile nella scrittura, datata 24 gennaio 2012.

L’imprenditore allora ha inviato la copia ricevuta alla Bnl di Ancona perché aveva capito che c’era qualcosa di strano ed è stato così che ha saputo che nessuno della Bnl aveva autorizzato tale fideiussione. I due funzionari di cui si riportavano le firme non avevano nemmeno tali mansioni e anche il formato della fideiussione non era quello usato da Bnl. L’imprenditore però si è presentato al rogito notarile comunque evidenziando poi il tutto davanti al notaio che non ha fatto proseguire l’atto ma ha chiamato la polizia che ha avviato una lunga indagine. Sia l’imprenditore che la Bnl di Roma hanno denunciato il gruppetto ma solo il socio della Coedi si è costituito parte civile con l’avvocato Fabiola Francesconi dello studio Leonardi. Ieri, al tribunale di Ancona, hanno testimoniato l’ispettore di polizia che ha fatto le indagini e i due funzionari della Bnl che si sono trovati le firme contraffatte nella fideiussione non riconosciuta dalla banca. I due funzionari hanno disconosciuto la firma apposta al documento. Gli imputati hanno sempre respinto le accuse. Prossima udienza il 3 luglio quando verranno sentiti due testi dell’accusa e tre testi della parte civile tra i quali il notaio dove il rogito non è stato più fatto.

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