Jesi-Fabriano

“Non mi odiare”: ecco la “guerra” secondo Marco Cercaci

Jesi, Falconara e Filottrano sono le ambientazioni del lungometraggio, un giallo ambientato nel 1944, la cui regia è dell'avvocato jesino. La grande storia si intreccia alle piccole storie delle persone, donne e uomini. Ecco cosa raccontano del film i protagonisti

Il set jesino di Palazzo Colocci
Il set jesino di Palazzo Colocci

JESI – Primo agosto, ore 12. Fuori, il sole è alto e brucia. Palazzo Colocci, le cantine. Poca luce, soprattutto elettrica, c’è umidità e fa caldo. Tutti si muovono, ognuno è affaccendato nelle proprie mansioni. Poi lo staff si ferma. C’è attesa. Gli attori ora sono pronti, i tecnici pure. «Attenzione! Camera in campo». Silenzio. Poi, un’altra voce, più forte: «Motore». E via con la scena numero 57.

A Jesi si gira. Un lungometraggio. Una piccola storia dentro una grande storia, quella del secondo conflitto mondiale, con la Liberazione di Ancona. Una storia marchigiana, le scene sono state girate tra Falconara, Jesi e Filottrano. Ma anche una storia comune, senza tempo, oggi come allora, come è la guerra, fatta di ordini sconvolti, di regole infrante, di rapporti tra oppressori e oppressi, nemici e liberatori, donne e uomini. Questo è “Non mi odiare“, un film, un giallo, la cui regia è di Marco Cercaci, avvocato jesino, nato però a Trieste, con la passione per l’arte, il cinema e le Marche.

«Era nel cassetto da diverso tempo, poi l’incontro con gli amici di Subwaylab e una serie di circostanze fortunate hanno permesso di concretizzarlo. Così è nato “Non mi odiare”, una storia scaturita dal mio forte interesse verso la storia. Qui si parla infatti di Liberazione, di polacchi e italiani e di tedeschi, sul finire della seconda guerra mondiale. E poi “Non mi odiare” nasce dal desiderio di analizzare meglio l’animo umano, di approfondire quella linea, che tutti abbiamo, tra il “normale” e il “non normale”. Il protagonista Aurelio supererà questa linea, lui è tutto questo», dice Marco Cercaci.

A destra il regista Marco Cercaci con l’attore Fabrizio Romagnoli

Qui sotto, nelle cantine di questo palazzo nobiliare che si affaccia su piazza Colocci e via Pergolesi, oggi casa museo Colocci Vespucci, fa molto caldo. Qualcuno si prende un caffè. Chi esce, chi scende le scale. Una ventina i professionisti del cast tecnico, una decina gli attori, anche marchigiani ma non solo, a cui si devono aggiungere le comparse. Il primo ciak c’è stato il 22 luglio, l’ultimo ci sarà probabilmente prima della metà di agosto.

Protagonista del film è Aurelio, un funzionario del Comune di Falconara, con un terribile segreto. Settantacinque anni dopo il figlio, Carlo, trova in un vecchio libro del padre la foto di una ragazza. Da qui inizia un’indagine che lo porterà a Falconara per tentare di risolvere il mistero.

A produrre il film Subwaylab. «Abbiamo subito creduto in questo progetto – dice Alessandro Tarabelli, uno dei soci dell’agenzia jesina -. Ci è sembrata un’ottima opportunità per sviluppare un lavoro di livello alto nel territorio utilizzando mezzi del territorio con professionisti anche del posto. Puntiamo a portate nelle Marche produzioni cinematografiche per cercare di creare così un “meccanisco virtuoso”. Investire nel cinema significa creare lavoro, creare collaborazioni con il territorio facendolo così crescere».

Una delle protagoniste femminile è Giuliana. A portarla “in scena” in abito rosso, Vanina Marini, romana, che dedica la pellicola alle donne «alle staffette partigiane, al loro coraggio perchè grazie anche a loro, oggi, abbiamo un mondo migliore».

“Aurelio” è il personaggio principale maschile. È interpretato da Fabrizio Romagnoli, marchigiano, abilissimo, in pausa, a giocare con il dialetto locale. «C’ho lavorato tre mesi su Aurelio. È vasto, è immenso, è la psicologia umana in uno. Ogni volta che apro una porta se ne spalancano dieci…Alla fine mi sono detto “cerco di viverlo” e basta. Ora spero di uscirne!»

Nel cast, tra gli altri, Andrea Caimmi, Mauro Casciari, Federico Fazioli, Marina Garroni, Ottavia Maria Maceratini, Marco Mondaini, Nicolai Selikovski.

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