Jesi-Fabriano

Jesi, decessi in lieve aumento durante l’emergenza Coronavirus

L'incremento delle persone morte, secondo l'Istat, non è troppo accentuato in città, a differenza di altri Comuni, anche nelle Marche, che sono di fronte a impennate superiori al 200%

JESI – Sono stati 158 i decessi in città da gennaio a metà aprile. A certificarlo è l’Istat. Appena otto persone in più rispetto all’anno precedente, con un’evidente incremento (grafico sotto) nel periodo in cui l’emergenza Coronavirus è stata più intensa. Negli ultimi cinque anni, il dato era stato sempre inferiore, comunque.

Discorso diverso in provincia di Pesaro. Solo per citare due dati: a Pesaro si è passati da 290 a 559 decessi, mentre a Fano da 173 a 243. Spaventosi i dati della Lombardia. Bergamo, ad esempio, ha registrato un aumento di quasi il 300% dei morti.

«Alla fine del mese di Aprile – spiega il vicesindaco Luca Butini, medico immunologo a Torrette – sarà possibile tracciare un bilancio più chiaro sull’impatto dell’epidemia di Covid-19 sui decessi che abbiano colpito nostri concittadini. Un resoconto aggiornato alla fine del primo trimestre, confrontato con i dati dei cinque anni precedenti, consente tuttavia alcune considerazioni. La prima, più evidente, riguarda il solo mese di marzo, che registra un incremento di decessi del 45,5% rispetto alla media dello stesso mese nei cinque anni precedenti. In termini assoluti si tratta di un numero di persone variabile fra le 18 e le 21 in più rispetto agli anni fra il 2015 ed il 2019. Può essere significativo evidenziare che dei 62 decessi avvenuti nel Marzo 2020, 22 riguardano persone registrate quali residenti a Jesi ma accolte in case di riposo o in ospedali di altri Comuni. La seconda riguarda il dato totale del primo trimestre, che evidenzia un trend in ascesa dal 2015 ad oggi, con variazioni più limitate rispetto al triennio 2017-2019, più evidenti rispetto agli anni precedenti. Si osserva in particolare che sia il 2017 che il 2019 hanno avuto il proprio mese “nero”, Gennaio per il 2017 e Febbraio per il 2019, possibilmente attribuibili almeno in parte ad altre patologie infettive stagionali. Due anche le conclusioni, provvisorie in attesa dei dati dei prossimi mesi: la prima è che se si depurassero i dati di Marzo 2020 dai decessi che hanno riguardato jesini ospitati in strutture di altri Comuni, il dato netto sarebbe sovrapponibile agli anni precedenti. Non disponendo al momento dei dati relativi alla stessa voce per gli anni precedenti, il confronto non è però interpretabile. La seconda conclusione riguarda invece i mesi di Gennaio e Febbraio, mesi nei quali si suppone che il virus SARS-CoV-2 già circolasse in modo non epidemico nel Paese; ebbene, a giudicare dal confronto con gli stessi mesi dei tre anni precedenti ciò non sembra aver avuto alcun impatto sui decessi di persone residenti a Jesi. Il primo decesso attribuito a COVID-19 nelle Marche data 2 Marzo 2020; è verosimile supporre che, seppur sia stato presente anche nelle settimane precedenti, il nuovo Coronavirus non abbia inciso sui decessi di jesini. Infine, un confronto con due altre città della nostra Regione, Senigallia e Fano, mostra per la prima valori solo leggermente superiori rispetto a Jesi, valori invece nettamente superiori per quanto riguarda Fano, colpita molto più duramente, come tutta la provincia di Pesaro, dall’epidemia. Relativamente al solo mese di marzo, l’incremento di decessi rispetto alla media dello stesso mese nei cinque anni precedenti è pari al 50,2% per Senigallia, all’81,2% per Fano».

La salme in attesa di tumulazione, per fortuna poche in città, sono stati sistemate dal Comune nella chiesa del cimitero principale in aggiunta alla camera mortuaria. Non è possibile, ovviamente, recarsi a far visita ai defunti. Cimiteri chiusi fino al 3 maggio. Il sindaco ha firmato l’ordinanza che procrastina dunque di altre due settimane l’interdizione. Una decisione assunta in considerazione dello stato di evoluzione del contagio Covid-19 che non consente il venir meno delle misure atte ad evitare assembramenti di persone o comunque il mancato rispetto del distanziamento sociale.

C’è però una novità rispetto al passato. Da oggi, infatti – vale a dire da quanto entra in vigore l’ordinanza – i congiunti dei defunti possono tornare ad ornare la tomba dei propri cari incaricando un fioraio. A tutti i soggetti esercenti l’attività di vendita di piante e fiori sarà infatti consentito l’accesso ai cimiteri in una determinata fascia oraria (dalle ore 10 alle ore 12) per svolgere tale servizio. «In questo modo – spiega l’amministrazione – intendiamo contemperare il desiderio dei familiari di poter sapere che le tombe dei propri cari sono comunque ornate ed anche permettere ai fiorai di ampliare la loro ridotta attività. Questi ultimi infatti – a differenza dei vivai e della grande distribuzione che sono autorizzati a vendere al pubblico piante e fiori – ad oggi possono svolgere attività solo internamente o con consegne a domicilio. Nei cimiteri viene sempre garantita l’erogazione dei servizi di trasporto, ricevimento, inumazione, tumulazione, cremazione delle salme. Sono ammessi ad entrare anche i parenti di nuovi defunti per l’estremo saluto ma fino ad un numero massimo di dieci persone e nel rispetto della normativa in tema di distanze.

Il provvedimento è valido per il cimitero principale di Via Santa Lucia e nei tre periferici di Mazzangrugno, Santa Maria del Colle e Tabano.

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