Jesi-Fabriano

Jesi, Coronavirus: un macigno da oltre 3 milioni per le casse del Comune

Ammontano a quasi 5,5 milioni, stando alle prime ipotesi, le imposte non incassate e le mancate entrate del Municipio. Lo Stato coprirà all'incirca 2 milioni di euro

Atrio del comune di Jesi
Atrio del comune di Jesi

JESI – Cinque milioni e mezzo di euro. È il “buco” creato dal coronavirus nel bilancio del Comune. L’Ufficio Ragioneria è al lavoro in questi giorni per quantificare le mancate entrate e le imposte non incassate durante il lockdown e il conseguente stop alle attività. La cifra che emerge è enorme. Lo Stato, dal canto suo, ad oggi, stanzierà circa 2 milioni di euro. Dunque, vi sono almeno 3,5 milioni di euro che vanno in qualche modo trovati per evitare il dissesto.

L’amministrazione comunale spera ovviamente che il governo, passata la fase emergenziale, comprenda le difficoltà degli enti locali e proceda a integrare gli stanziamenti, così da evitare squilibri di bilancio poi difficili da recuperare. E pensare che l’Osservatorio sui conti pubblici italiani diretto dall’economista Carlo Cottarelli ha inserito il Comune  di Jesi tra i primi in Italia per efficienza e di gran lunga il migliore delle Marche, sulla base di uno studio analitico che prende in considerazione da un lato la spesa e dall’altro i servizi offerti alla comunità. Ciò significa che alcuni Municipi rischiano davvero di chiudere. Vi sono spese, infatti, che non possono essere tagliate, come quelle relative al personale.

Ai dirigenti comunali è stato esplicitamente chiesto «di verificare e quantificare le eventuali minori entrate correnti, di natura tributaria e patrimoniale, dovute alla sospensione delle attività produttive ed alle restrizioni relative alla circolazione delle persone, i possibili eventuali risparmi di spesa corrente derivanti dalla mancata esecuzione di attività non necessarie e facoltative e non connesse all’effettuazione di servizi indispensabili e, infine, gli incrementi di spesa dovuti alle attività ed alle funzioni espletate nella fase di emergenza (es. acquisto di dispositivi di protezione individuale, sanificazione degli ambienti, acquisto di materiali per l’igiene delle persone, ecc)».

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