Jesi-Fabriano

Jesi, il convegno sugli allevamenti intensivi. I 5 Stelle: «La politica tuteli primariamente i cittadini»

Incontro al Circolo Cittadino, relatori le deputate di Lauro (M5S) e Evi (Verdi), la giornalista di Report Giulia Innocenzi e il professor Mauro Coltorti, già presidente della Commissione trasporti del Senato

Mauro Coltorti, ex presidente della Commissione Infrastrutture e Trasporti del Senato

JESI – Si è tenuto al Circolo Cittadino Jesi il 1 settembre scorso un convegno per fare il punto sulle problematiche generate dagli allevamenti intensivi in Vallesina, 5 dei quali gravitano nel comune di Jesi. All’appuntamento hanno preso parte i relatori Carmen Di Lauro (deputata M5S), Eleonora Evi (deputata Verdi), Giulia Innocenzi (redattrice “Report” Rai3), Mauro Coltorti (portavoce M5S Jesi ed ex presidente commissione trasporti del Senato), moderati dalla giornalista Luisana Gaita (Il Fatto Quotidiano). Ha portato il suo saluto ed è intervenuto il sindaco di Jesi, Lorenzo Fiordelmondo.

«Un servizio di Report di gennaio 2023 – commenta in una nota il professore Mauro Coltorti – aveva già evidenziato la criticità di questi impianti, in modo particolare per quelli che si fregiano del marchio “biologico”. A fronte di una precisa normativa nazionale gli animali allevati per la produzione di carne biologica la cui crescita avviene in appena 30-35 gg, almeno nei giorni in cui gli operatori hanno fatto le riprese, sembra che non escano quasi mai dagli stabilimenti e hanno visto l’erba con il binocolo. Sembra siano inoltre alimentati con mangimi OGM sebbene la percentuali di questi non dovrebbe essere inferiore al 95%. Gli individui che crescono meno rapidamente sono soppressi con la “torsione del collo”, un metodo non consentito e i loro corpi sono gettati a terra dove verosimilmente possono generare fenomeni di cannibalismo. Gli stabilimenti sono spesso privi di deflettori per abbattere la circolazione degli inquinanti, in particolare polveri sottili e ammoniaca, che contribuiscono al’emissione di odori nauseabondi che impediscono a chi vive nei dintorni persino di tenere aperte le finestre con ovvi ripercussioni per la salute e per la vivibilità dei luoghi. I rilevamenti effettuati dalla ditta Igienstudio, incaricata dalla stessa ditta produttrice di fare i rilevamenti, ha individuato valori di ammoniaca di 34,7 μg/m3 ben superiori ai valori di accettabilità di 26.6 μg/m3. Per giustificare il proseguo dell’attività la stessa ditta ha però ipotizzato valori di fondo, cioè esistenti anche senza l’impianto di 13,3 μg/m3 sebbene sia evidente che in ambiente “naturale” l’ammoniaca non raggiungerebbe mai tali valori. A parte l’incarico di monitoraggio dato ad una ditta privata che da anni riceve incarichi da chi dovrebbe controllare sono palesi le conseguenze negative sulla salute degli abitanti. Per giunta in questi stabilimenti il lavoro è spesso quasi completamente meccanizzato e dunque le ripercussioni sui livelli occupazionali sono minime. Il livello di inquinamento probrebbe essere drasticamente abbattuto e la qualità della carne allevata essere notevolmente migliorato ma sarebbero indispensabili maggiori investimenti in personale e sicurezza, investimenti che abbatterebbero ovviamente il profitto dell’impresa. Inoltre è emerso come attualmente la domanda interna di carne di pollo è ampiamente soddisfatta e dunque una parte non trascurabile di materiale alimenta il mercato estero. In pratica, ancora una volta, il cittadino, ora quelli di Jesi, paga i costi di una attività che porta enormi profitti a poche persone e disagi alla comunità».

«Il Movimento 5 Stelle di Jesi, che ha supportato l’iniziativa, ritiene che la politica debba primariamente tutelare i cittadini sia locali che nazionali e transazionali. L’ARPAM dovrebbe controllare sia le emissioni che il rispetto delle leggi con rigore e con propri mezzi e verificare che le attività industriali non nuocciano alla salute. La semplice costatazione che le misurazioni siano partite solo a seguito del servizio di Report e su un solo stabilimento sui 5 presenti nel Comune lascia esterrefatti e evidenzia la collusione tra politica e industria a scapito del benessere comune di cui gli allevamenti intensivi costituiscono solo uno dei tanti casi».

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