Jesi-Fabriano

Jesi con Marco Cavallo, una storia di libertà contro lo stigma della malattia mentale

La grande istallazione blu farà il suo ingresso in città il 24 aprile e resterà fino al 27 per le manifestazioni della Liberazione


JESI – A 45 anni dalla Legge Basaglia con cui si poneva fine all’esperienza della custodia in manicomio, arriva in città Marco Cavallo. Una specie di cavallo di troia che deve abbattere i muri dell’indifferenza, della diffidenza e della paura che accompagnano la malattia mentale. Lunedì quel grande cavallo blu di 200 kg di legno e cartapesta, alto 4 metri, simbolo di una libertà conquistata ma che va riaffermata, farà il suo ingresso in città per l’iniziativa “Jesi con Marco Cavallo” promossa dalla Rete del Sollievo nell’ambito della rassegna Malati di Niente 2023, dal Comune di Jesi, Asp Ambito territoriale sociale IX, Ast, Cooss.

Il grande destriero blu è una istallazione realizzata nel 1973 su un’idea di Vittorio Basaglia, Giuliano Scabia e Giuseppe Dell’Acqua e Dino Basaglia. Era il cavallo che un tempo trascinava il carretto con la biancheria da lavare dentro al manicomio di Trieste. Fu realizzata nell’ambito dei laboratori artistici dentro alla struttura manicomiale allora diretta da Franco Basaglia (che era anche direttore dell’ospedale psichiatrico) e doveva rappresentare un simbolo di quell’umanità nascosta e dei suoi desideri repressi di libertà. Divenne icona della legge sulla chiusura dei manicomi (Legge 180 del 1978, conosciuta come Legge Basaglia) quando, per portarla all’esterno del manicomio di Trieste, a causa delle grandi dimensioni provocò la rottura di una parte del muro della struttura. Una struttura diventata simbolo dell’abbattimento dei muri che la società alza per tenere lontana la malattia mentale. Oggi quel simbolo blu, carico di significato, arriva in città dopo aver attraversato l’Italia. Questa bella storia la racconta con malcelata emozione Gilberto Maiolatesi, della Rete del Sollievo, da oltre 20 anni impegnato nella rassegna “Malati di Niente”.
«Abbiamo bisogno della forza dei simboli – dice Gianfranca Schiavoni, presidente Asp – Marco Cavallo rappresenta il modo con cui il malato mentale entra nella società. Così come è rappresentativo che con questa istallazione si sancisca anche il trasferimento del Centro Sollievo in centro città. Spostare il Centro sollievo lungo il corso – conclude – diventa così un modo trasparente della città per guardare a questi “poeti strozzati” senza paura». La grande novità che accompagna Marco Cavallo è che il Centro Sollievo fa il suo ingresso ufficiale, senza bisogno di abbattere nessun muro, nel cuore della città di Jesi con una nuova sede proprio lungo corso Matteotti (i locali che a dicembre hanno accolto la mostra dei presepi artistici dei fratelli Muscoloni). «Uno spazio più funzionale», sottolinea Vittorio Lannutti sociologo e operatore sociale di Cooss.

Da sinistra: Pettinelli, Lannutti, Animali, Schiavoni e Maiolatesi


Da programma, Marco Cavallo farà il suo ingresso a Jesi il 24 aprile. Il 25, in occasione della Festa della Liberazione, sarà posizionato in piazza Indipendenza (alle 12) dove proprio nell’ambito delle celebrazioni organizzate dal Comune, troverà spazio di dialogo con la cittadinanza grazie alla voce di un utente del Centro Sollievo che parlerà di “Quando la libertà, la dignità e i diritti sono terapeutici”. Il 26 aprile alle 10,45 in piazza Colocci, i bambini della scuola elementare “Garibaldi” assisteranno alla lettura interattiva de “Il grande cavallo blu” di Arianna Baldini e Lucia Palozzi in collaborazione con Teatro Giovani Teatro Pirata. Giovedì 27 aprile alle 11, di nuovo in piazza Colocci, per il laboratorio di cittadinanza “La libertà non è star sopra un albero” condotto dalle operatrici del Servizio Sollievo Marzia Brugnoni e Michela Marconi, cui parteciperanno gli studenti della classe IV E del Liceo delle scienze umane “Vittorio Emanuele II” di Jesi. «L’incontro – aggiunge l’assessore ai servizi sociali Samuele Animali – è volto a sensibilizzare sulla salute mentale proprio quegli studenti che pochi giorni fa hanno visitato il Dipartimento di Salute mentale di Trieste. Inoltre, lo spostamento della sede del Centro sollievo serve a potenziare altri servizi sempre indirizzati al sociale: parlo del centro diurno per i disabili “De Coccio” e il centro per l’integrazione che si trovano all’Appannaggio e che avranno così più spazio, andando ad amplificare la vocazione sociale del luogo. La nuova organizzazione del centro lungo il Corso vedrà anche la partecipazione della Fondazione Michele Scarponi, accolta nello stesso luogo». Tre giornate dunque particolarmente importanti per la Rete del Sollievo e per Malati di Niente, che riafferma con azioni concrete il suo obiettivo di abbattimento di quello stigma sociale che accompagna la malattia mentale, come ribadito anche dal dottor Mario Pettinelli Direttore dell’UOC Salute Mentale Ast.

Il dottor Mario Pettinelli

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