Jesi-Fabriano

Jesi, Città regia, l’ex assessore alla cultura critico sulla decisione

L'ex assessore alla cultura Leonardo Animali critica l'approvazione del titolo di Città regia: «Come se Jesi avesse bisogno per promuoversi dal punto di vista culturale e turistico, di un titolo sepolto dal Referendum popolare del 1946»

Seduta del consiglio comunale di Jesi
Seduta del consiglio comunale di Jesi

JESI – Jesi città regia continua a far discutere. Dopo l’approvazione in consiglio comunale della mozione presentata da Daniele Massaccesi, l’ex assessore alla cultura Leonardo Animali pubblica sul blog, le sue riflessioni in merito alla nomina.

«Nella repubblicana, democratica e antifascista città di Jesi (così recita lo Statuto Comunale, quello della legge 142/90, non quello del XIII secolo), il Consiglio Comunale, ha approvato un atto in cui si stabilisce di avviare tutte le procedure volte a riappropriarsi del titolo di Regia Città, o Città Regia -si legge nel blog dello jesino – Si motiva tale ambizioso obiettivo, in funzione di farne volano seducente nella promozione turistica e culturale della città, in cui nel 1194 nacque Federico II di Svevia, lo “Stupor Mundi”. Il quale Federico, narra la leggenda, ma non conferma la storiografia ufficiale, ad un certo punto, in segno di riconoscenza per la natalità, avrebbe concesso a Jesi il titolo, o privilegio, di Città Regia. Ma siccome stiamo appunto alla leggenda, come per la verità, anche per la prima bisogna raccontarla tutta. E l’altra metà della leggenda, narra che Federico II, pose le autorità jesine e il popolo del tempo di fronte ad una scelta: o fregiarsi del titolo di Città Regia, o beneficiare di un grande gesto di mecenatismo, consistente nella realizzazione di una grande opera pubblica dell’epoca: rendere il fiume Esino un corso d’acqua navigabile da Jesi fino al mare e al porto d’Ancona, per sviluppare il commercio e l’economia di allora; e fare della città una metropoli del tempo. E gli jesini, posti di fronte alla scelta, un po’ narcisisti ed egocentrici, rinunciarono all’infrastruttura e scelsero il titolo di Città Regia». L’affondo: «Come se Jesi, avesse bisogno per promuoversi dal punto di vista culturale e turistico, di un titolo sepolto non solo dentro il Pantheon, ma dal Referendum popolare del 1946 – conclude Leonardo Animali – La cosa seria, è poi però che, a forza di nostalgie e superficialità, in piazza a Jesi, ti ci ritrovi, come già accade, anziché frotte di turisti trasportati dal nuovo brand “Royal City of Jesi”, i neofascisti di Forza Nuova». In merito alla nomina comunque, ora la parola passa alla giunta.

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