Jesi-Fabriano

Jesi città regia, Bacci: «Un modo per valorizzare la nostra storia»

Il sindaco accoglie con favore la mozione presentata dal presidente del consiglio comunale, Daniele Massaccesi per associare l'evocativo titolo al nome del Comune. Ma l'opposizione non è affatto d'accordo

JESI – «Jesi città regia? Perché no». Il sindaco Massimo Bacci non vede alcuna minaccia nel dar eventualmente seguito alla proposta lanciata dal presidente del consiglio comunale, Daniele Massaccesi, che ha formalizzato una mozione, da mettere al voto in aula consiliare, affinché l’amministrazione «attivi ogni necessaria procedura per veder attribuita (o riattribuita) a Jesi, e se previsto o dovuto anche dalle competenti Autorità, il titolo di “Regia Città” o “Città Regia”, così riappropriandosi di quella che era stata una importante peculiarità, nel tempo, della nostra città».

«Non ci vedo nulla di particolarmente insidioso – è il commento del sindaco Massimo Bacci -. Questo è un titolo che Jesi già vantava, per aver dato i natali a Federico II e che, nel dopoguerra, si è deciso legittimamente di rinunciarvi. Questa denominazione potrebbe contribuire a valorizzare la nostra storia, connotando ulteriormente la città e il suo importante passato. E non vedo obiettivamente minacce alla vita democratica. Credo sia questo lo scopo della proposta. Se la mozione sarà approvata faremo gli approfondimenti necessari, anche in termini burocratici. Inutile ribadire, comunque, che non è certo questa la priorità del nostro mandato».

Molto più perplesso Lorenzo Fiordelmondo del Pd: «Immaginare che il titolo di città regia possa diventare un potente brand per la città mi pare piuttosto fantasioso – commenta il consigliere comunale democrat -. Jesi, di titoli, persone e periodi storici da valorizzare ne ha tanti. Non ha pertanto bisogno di un titolo che ne riconosca un segmento, ma di una visione politica complessiva, capace di declinare tutte le sue peculiarità. Si tratta di un percorso che si costruisce tra istituzioni pubbliche e attori privati, attorno ad alcuni brand. Lo si costruisce su un territorio intero che va oltre il perimetro delle nostre mura. Solo queste sono le premesse per un’opportunità di crescita culturale ed economica di Jesi. La cartellonistica “città regia” mi pare che possa essere utile ad appagare solo visioni parziali e personali della storia della nostra città».

Dubbi anche da parte del Movimento 5 Stelle: «È evidente – dice Claudia Lancioni, consigliera comunale pentastellata – che la storia di Jesi già le attribuisce questo titolo. Che appaia o no sui cartelli è indifferente sia per i cittadini e soprattutto per il turismo. Sono convinta che non sarà questa scritta a cambiare la rotta a livello turistico o culturale. Perché mancano progetti in grado di interconnettere e integrare storia e cultura di questa città con il territorio che la ospita. Urge un cambio di passo delle diverse componenti del sistema turistico e culturale locale per guardare oltre i confini cittadini. L’ambizione di un amministratore dovrebbe essere quella di poter fregiare la città di titoli realmente indicativi di benessere per la comunità. Ad esempio: “Jesi capitale dei servizi sociali”, “Jesi culla di cultura”, “Jesi patria dei Diritti”, “Jesi città democratica”. Insomma, sarebbe sufficiente specificare “Città di nascita di Federico II”, senza evocare il re».

Storce il naso pure Silvia Gregori della Lega Nord:  «La mozione, di per se, non è sbagliata, ma sicuramente non è la soluzione idonea a portare Jesi al centro del turismo, né delle attività culturali collaterali. Un titolo non può sostituire un percorso da fare, come quello di far riemergere le bellezze storiche e archeologiche che questa città possiede, come in ultimo gli scavi di Piazza Colocci. Fra l’altro, Jesi è sporca e piena di degrado in questo momento storico. Per potersi fregiare di questo titolo, occorre prima garantire il decoro urbano, che passa attraverso la manutenzione delle strade, la loro pulizia e quella del verde, spesso abbandonato a se stesso. Bisogna innanzitutto creare una Jesi ricettiva, con negozi e punti di ristorazione sempre aperti, attività culturali sinergiche che ora non ci sono. In sostanza, non basta un nome per fare di Jesi una Royal city».

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