Jesi-Fabriano

Ciclopedonale di via XXIV Maggio, polemiche e mozione in Consiglio comunale

Il gruppo di Jesi In Comune rileva tutta una serie di carenze che vanno dalla progettualità, alla segnaletica e alla sicurezza. Anche in "rete" le opinioni non sono favorevoli. «Non si deve per forza mettere a rischio l'incolumità di pedoni e ciclisti», scrive in una lettera aperta un cittadino

Pedoni e ciclisti insieme su spazi adeguatamente larghi
Pedoni e ciclisti insieme in via XXIV Maggio

JESI – Continua a suscitare reazioni la realizzazione della ciclopedonale di via XXIV Maggio e della ciclabile di viale Trieste, nella vicina zona della stazione ferroviaria.

Alle spiegazioni dell’assessore Cinzia Napolitano che ha rilevato come la normativa preveda il percorso misto usufruibile sia da pedoni che da quanti vanno in bicicletta, si è subito “mossa” l’opinione della “rete”, negativa, e non solo.

A prendere posizione politicamente è stata da subito Jesi in Comune che ha già depositato una mozione in Consiglio comunale dicendosi anche pronta a discutere con l’assessore per trovare le migliori soluzioni possibili a una situazione che si prospetta con una serie di carenze: di progettualità e di condivisione delle informazioni, di segnaletica e di sicurezza nei pochi attraversamenti, di promozione, di regole e di interventi in parallelo sulla viabilità automobilistica e sul trasporto pubblico.

Jesi in Comune, infatti, rileva che «se da un lato non possiamo che essere lieti della volontà di portare avanti un progetto, quello del BiciPlan, fondamentale per incrementare la mobilità sostenibile nella nostra città, dove il traffico automobilistico ha raggiunto ormai livelli insostenibili e gli incidenti si susseguono ormai settimanalmente, dall’altro non possiamo tacere le nostre perplessità sulle modalità con cui tali piste vengono realizzate».

«Il tracciato realizzato a dicembre nel quartiere Prato – si sostiene – è secondo noi apprezzabile, a eccezione del tratto sul marciapiede, pericolosissimo per ciclisti, automobilisti e pedoni e sicuramente da modificare. Ci riferiamo alle nuove “ciclabili” spuntate in questi giorni in via XXIV Maggio e in viale Trieste. Per fare una pista ciclabile non basta disegnare un simbolo su un marciapiede o in mezzo a una strada, ma bisogna delimitarle e separarle – fisicamente o mediante segnaletica orizzontale – dalle corsie per le auto e dagli spazi per i pedoni. Senza contare poi che sui marciapiedi di via XXIV Maggio si affacciano direttamente ingressi di negozi e abitazioni, con un pericolo serio per pedoni e ciclisti. C’è solo il simbolo della ciclabile, nient’altro: come mettere la ciliegina sulla torta, ma senza la torta. E le risposte dell’assessore Napolitano non reggono: il passaggio sia di bici sia di pedoni sul marciapiede è sì consentito, ma il buonsenso eviterebbe di consentirlo laddove sul marciapiede si affacciano direttamente accessi di abitazioni e negozi».

Chi aveva prospettato lo stesso problema con una lettera aperta, era stato anche un residente, Gianni Ponzetti, il quale alle considerazioni dell’assessore ribatte che «non si deve mettere per forza a rischio l’incolumità di alcuni realizzando le piste ciclabili dove non ci sono le pur minime condizioni di sicurezza, in quanto: non è affatto vero che il marciapiedi in questione è sempre largo tre metri; se ci fosse la larghezza utile per realizzare la corsia per le bici, sembra logico supporre che la stessa sarebbe già stata chiaramente delimitata e senza la delimitazione sia i pedoni che le biciclette transiteranno ovunque senza un criterio preciso, ingenerando quindi improvvise situazioni di confusione e pericolo. E, in caso di incidenti, di chi sarà la colpa? Chi si dovrà chiamare per accertare i fatti? E quali sono i criteri e le regole per dimostrare chi abbia torto o ragione?».

Ma non basta perchè, rileva anche che «il fatto che tale percorso ciclopedonale sia già stato adottato in altre parti e circostanze, non solleverà da eventuali responsabilità per palese negligenza da parte di chi lo ha progettato. Come d’altronde non solleverà da eventuali responsabilità il posizionamento dei cartelli che invocano una vaga prudenza».

 

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