Jesi-Fabriano

Jesi, Caritas presenta il bilancio sociale. «Vicini ogni giorno alle tante povertà»

Numeri e contenuti dell'attività dal 2015 al 2020 in una mostra a San Nicolò che si inaugura il 4 dicembre e resterà aperta tutti i giorni (17-20) fino all'8. «Caritas è Chiesa. Ed è togliere le persone dallo stato di necessità e restituirle alla libertà»

Jesi, Caritas presenta il bilancio sociale

JESI – Nel solo 2020, oltre mille persone (1.058) assistite dal Centro di Ascolto, che diventano poco meno di 6 mila e 800 fra il 2015 e l’anno passato. E ancora, riferito al 2020, 10 mila e 183 pasti erogati dalla Mensa del Povero, 410 famiglie e 371 minori aiutati, quasi mille e 500 carrelli di cibo consegnati dall’Emporio Solidale, 67 ospiti del centro di accoglienza, 19 percorsi di giustizia riparativa accompagnati (una settantina in cinque anni). Tutto grazie all’attività di circa 200 volontari complessivi. Sono alcuni dei numeri del bilancio sociale del periodo 2015-2020 che Caritas diocesana e Fondazione Centro Servizi Caritas Jesina Padre Oscar presentano a San Nicolò con una mostra che si inaugura domani – sabato 4 dicembre – alle 18 e che resterà aperta tutti i giorni (orario 17-20) fino all’8 dicembre.

Nuova sede Caritas di Jesi

Un appuntamento che traccia il quadro di attività e progetti che riguardano Fondazione Caritas, Caritas diocesana, Caritas Parrocchiali e Cooperativa Sociale Agricola “Orto del Sorriso“. Il bilancio, stampato in un fascicolo già consegnato ai parroci della diocesi, sarà presentato a tutti i volontari e alla cittadinanza. «Caritas è Chiesa. È espressione operativa della Chiesa» evidenzia il direttore Marco D’Aurizio, affiancato da Matteo Donati e da altri operatori e operatrici coinvolti nell’allestimento.

«Attenzione però- dice D’Aurizio – Caritas non è beneficenza ma è anche tanto altro. È togliere le persone dallo stato di necessità e difficoltà e restituirle alla libertà, è intervenire sulle cause delle tante forme di povertà. Perché oggi, forse, non è l’esigenza di beni materiali quella principale. Ci sono le povertà educative e quelle informatiche, per le quali chi non ha certi strumenti risulta tagliato fuori. Durante la pandemia, abbiamo fornito venti dispositivi elettronici e attivato linee internet per fragilità nello studio che, altrimenti, sarebbero rimaste isolate».

Un intervento, quello delle Caritas, che parte «dal Centro di ascolto, perché è lì che si comprendono le esigenze- dice D’Aurizio- è lì, dove occorrono competenza e passione, che c’è grande bisogno di volontari. I servizi vanno dalla mensa (che con 60 pasti al giorno lavora post Covid soprattutto con l’asporto, nda) al centro di prima accoglienza che ospita ora 14 persone la volta, capienza ridotta a causa del Covid. E poi l’emporio alimentare e i prossimi progetti: un emporio degli indumenti, dove le persone che vi si rivolgono abbiano la dignità di poter scegliere, e un armadio farmaceutico per la raccolta di farmaci inutilizzati». Nella sede di viale Papa Giovanni XXIII, «sono dalle 20 alle 25 le persone di media attive ogni giorno. Dodici operatori assunti, 4 del servizio civile, una decina di volontari stabili. Sono tante le collaborazioni, da quelle con le istituzioni come Comune e Asp, a quelle con ditte e privati, come supermercati, pizzerie, grandi gruppi come Coop, Conad, Fileni che ci consegnano le loro eccedenze alimentari. Combinare ciò che ci viene donato con ciò che è utile a chi si rivolge a Caritas è uno dei grandi impegni quotidiani».

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