Jesi-Fabriano

Jesi, è «un Barbiere di Siviglia contemporaneo, per ridere delle nostre nevrosi», quello che ritrova la scena del Teatro Pergolesi

Il titolo rossiniano, secondo della Stagione Lirica di Tradizione 2023, torna per la 19esima volta sulla scena del teatro jesino: la prima nel 1817, un anno dopo il debutto, la nuova racconta «quella che è una storia vera e quotidiana»

Jesi, parte del cast de "Il Barbiere di Siviglia" in programma al Pergolesi con il sindaco Lorenzo Fiordelmondo, al centro, e Lucia Chiatti, direttore amministrativo della Fondazione Pergolesi Spontini (foto ufficio stampa)

JESI – Figaro è pronto a tornare, ed è la diciannovesima volta, sul palco del Pergolesi: tante le occasioni in cui sulla scena del teatro jesino è andato in scena “Il barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini, un classico che, dopo il debutto a Roma nel 1816, già l’anno dopo veniva rappresentato nel tempio musicale della, allora non ancora, Piazza della Repubblica. Era la prima occasione di una lunga serie: l’ultima nel 2009 ma ora, domani venerdì 3 novembre alle 20.30 e domenica 5 alle 16 (oggi giovedì 2 novembre l’anteprima giovani), la storia è pronta ad allungarsi, con quello che viene definito «un Barbiere di Siviglia contemporaneo, per ridere delle nostre nevrosi».

Ne hanno parlato, nel foyer del Pergolesi, alcuni dei protagonisti di un cast che vede Rosina interpretata da Chiara Amarù, Figaro da Gurgen Baveyan, Il Conte d’Almaviva da Dave Monaco, Bartolo da Roberto Abbondanza, Don Basilio da Arturo Espinosa, Berta da Paola Valentina Molinari, Fiorello e l’ufficiale da Tommaso Corvaja, Ambrogio da Giorgio Marcello. Il melodramma buffo in due atti su libretto di Cesare Sterbini è proposto in un nuovo allestimento della Fondazione Pergolesi Spontini in coproduzione con Teatro Verdi di Pisa (dove questo “Barbiere” ha debuttato), Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Sociale di Rovigo e Teatro Alighieri Ravenna: dirige Francesco Pasqualetti, regia scene e luci sono di Luigi De Angelis e i costumi di Chiara Lagani per un progetto Fanny & Alexander. In questa versione dell’opera rossiniana, che è il secondo titolo della 56esima Stagione Lirica di Tradizione del Teatro G.B. Pergolesi, «ho immaginato – spiega il regista De Angelis – di ambientare il Barbiere all’interno e all’esterno di un’unità abitativa contemporanea, alla Le Corbusier, dove vita privata e pubblica si sovrappongono in un’architettura standardizzata dalle grandi vetrate, che permettono alla comunità degli sguardi di potere entrare nel privato e confondere i piani di una dimensione sociale con una dimensione più intima».

Jesi, parte del cast de “Il Barbiere di Siviglia” in programma al Pergolesi con il sindaco Lorenzo Fiordelmondo, e Lucia Chiatti, direttore amministrativo della Fondazione Pergolesi Spontini (foto ufficio stampa)

 E proprio sulla lettura contemporanea del capolavoro di Rossini hanno richiamato l’attenzione i protagonisti e non solo. «È un dato su cui, insieme ai direttori Lucia Chiatti e Cristian Carrara, abbiamo particolarmente insistito, quello del lavoro sulla contemporaneità – dice salutando questo “Il Barbiere di Siviglia” il sindaco Lorenzo Fiordelmondo, nella sua veste di presidente della Fondazione Pergolesi Spontini – pensiamo che sperimentare e provocare in maniera positiva possa essere vincente. Dunque questa trasposizione temporale della vicenda appare tanto più interessante. E penso che un applauso molto importante alla rappresentazione sarà proprio quello che verrà dal pubblico dell’anteprima giovani, per il segnale che rappresenta». Per Lucia Chiatti, che dirige la Fondazione Pergolesi Spontini: «Felice opportunità da offrire alla città, questa. Qui l’elemento della contemporaneità si muove con grande rispetto del libretto, del ruolo dei protagonisti, della musica di Rossini, che in quest’opera si caratterizza di una ironia e di una leggerezza che non è mai superficialità».

Roberto Abbondanza, fresco d’elezione a presidente di Assolirica (l’associazione di tutti i freelance che, fra artisti e operatori, lavorano nel settore) sarà Don Bartolo: «L’anziano che si mette in casa una giovane di cui si innamora: quante storie vere e quotidiane di questo tipo possiamo vedere? Qui si ritrova in scena la realtà come è, anche nella scelta degli interpreti come è raro trovare, in un momento in cui il mercato governa tutto, ma che Teatri di Tradizione come il Pergolesi hanno ancora la forza di fare, trovando idee interessanti e recuperando l’attualità. È la via da seguire se si vuol preservare quel “canto lirico italiano” che pare ormai vicino ad essere inserito fra patrimoni dell’umanità riconosciuti dall’Unesco». Il Conte d’Almaviva sarà Dave Monaco, che è per la prima volta a Jesi: «Mi sto godendo questa bellissima realtà, mi sono messo al servizio della regia e nella costruzione del personaggio ci siamo veramente divertiti. E sono felice che qui mi sia data anche l’opportunità di cantare l’aria finale del “Cessa di più resistere” del Conte, come spesso non accade». Paola Valentina Molinari sarà Berta: «Ho cantato qui, e ne ricordo la commozione, nello Stabat Mater di Pergolesi che l’anno scorso rimase unico in cartellone, dopo la tragedia dell’alluvione, per il Festival Pergolesi Spontini, e che fu dedicato alle vittime. Sarò Berta, personaggio che vive una sua evoluzione: serva di casa che fiorisce e arriva a far valere ciò che realmente è».

Per il tedesco-armeno Gurgen Baveyan, “prodotto” dell’Accademia rossiniana di Pesaro, il ruolo di Figaro: «Personaggio conosciutissimo, Figaro è Figaro, è il factotum della città». Un simbolo universale dell’opera.

L’opera è diretta da Francesco Pasqualetti, suona la FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana. Il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” è diretto da Riccardo Serenelli.

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