Jesi-Fabriano

Jesi, all’Istituto Lorenzo Lotto si sperimenta il metodo finlandese

La dirigente dell'Istituto comprensivo Lorenzo Lotto di Jesi Sabrina Valentini ci spiega in cosa consiste l'innovativa sperimentazione didattica

Sabrina Valentini dirigente scolastica dell'Istituto comprensivo Lotto di Jesi

JESI – Riduzione dell’ora di lezione, una didattica più operativa e immersiva basata sul modello cooperativo del problem solving, compattazione dell’orario per aree disciplinari, due break e meno peso negli zaini dei nostri ragazzi. Cambia il tempo della scuola all’Istituto comprensivo Lorenzo Lotto di Jesi dove quattro classi – la prima della primaria Mestica e tre prime (sezioni C, D, E) della media inferiore Paolo Borsellino (ex Savoia) – stanno sperimentando dall’inizio dell’anno scolastico 2020/2021 il MOF Modello organizzativo finlandese, da anni considerato uno dei migliori al mondo. Ce lo spiega meglio la dirigente scolastica professoressa Sabrina Valentini.

In cosa consiste il Mof?
«È un nuovo modello didattico caratterizzato da elementi fortemente innovativi come l’abbandono della lezione di 60 minuti in favore di quella di 50, con gli ultimi dieci minuti dedicati al relax e alla pausa; e la riorganizzazione generale della didattica con un compattamento anche delle aree disciplinari. Non più dunque una materia diversa ogni ora, ma almeno tre materie nell’arco di una giornata, suddividendo la settimana tra materie umanistiche e scientifiche. Questo compattamento di orario si traduce in una maggiore possibilità di apprendimento dei ragazzi, che in classe sperimentano lezioni cooperative e a coppie, hanno modo di fare i compiti in classe mettendo in pratica quanto è stato spiegato dal docente e sotto la supervisione proprio dell’insegnante, il quale intervenendo con la correzione immediata del compito riesce anche a rendersi conto del livello di apprendimento e di difficoltà dello studente».

Compiti direttamente da fare a scuola, quindi un aiuto anche alle famiglie…
«Certamente, con la didattica tradizionale e le lezioni solo frontali abbiamo notato che l’attenzione del bambino cala e arrivato alla quinta ora non recepisce più granché, quindi i compiti e gli esercizi sono delegati al pomeriggio al rientro a casa. Molti genitori lavorano e non sono in grado di seguire i figli, questo fa sì che si crei un dislivello tra chi può contare sulla famiglia che lo segue (e ha gli strumenti per farlo) e chi invece no. Con il Mof questo dislivello non si crea, perché laddove ci sono difficoltà interviene l’insegnante».

Nuovo modello di didattica che al momento parte a Jesi nel vostro Istituto in via sperimentale?
«Sì, il Mof era già stato introdotto, come istituto capofila, dal Comprensivo di Piandimeleto di Pesaro, poi dal Della Rovere di Urbania. Attualmente in Italia sono 100 le scuole che lo hanno adottato e sono tutte in rete. Noi abbiamo lasciato alle famiglie la possibilità di scegliere se far seguire ai propri figli una didattica tradizionale (da lunedì a sabato con lo studio di due lingue straniere, inglese e spagnolo), una didattica tradizionale con inglese potenziato (da lunedì a sabato, con lo studio solo dell’inglese) e il Mof che prevede lezioni da 50 minuti dal lunedì al venerdì con lo studio di inglese/spagnolo. Avevamo 38 famiglie in attesa per questo nuovo metodo, purtroppo non siamo riusciti ad accontentare tutti per via del Covid, che ha imposto la creazione di classi in base agli spazi fisici dei due edifici scolastici, sottoposti a vincoli della Sovrintendenza pertanto, su cui non era possibile intervenire più di tanto».

Il vantaggio del Mof?
«Permette la lentezza come tempo necessario alla sedimentazione delle nozioni acquisite, che quindi restano. Non più una didattica mordi e fuggi, con un bombardamento di nozioni da imparare velocemente ma che altrettanto velocemente vengono immagazzinate nella memoria a breve termine e che poi, inevitabilmente si perdono».

Questa nuova didattica molto cooperativa e inclusiva è possibile nonostante le limitazioni del Covid?
«Diciamo che il Covid ci ha messo i bastoni tra le ruote, tuttavia riusciamo a portare avanti i due terzi delle attività soprattutto grazie ai nostri insegnanti che sono straordinari, tant’è che tutti (110, dall’infanzia alla secondaria) hanno scelto di fare il corso di formazione per il Mof. Riusciamo a garantire la didattica cooperativa e quando si fanno esercizi in coppia, i bambini devono tenere le mascherine. Non potranno fare la sosta relax nei divanetti e le attività nei laboratori sono limitate. Infatti avevamo intenzione di acquistare divanetti, isole per il relax a fine lezione, sedie particolari e banchi con le rotelle per i nostri ragazzi e ci siamo dovuti stoppare, in attesa che queste limitazioni vengano superate e possiamo dare applicazione concreta a tutti gli aspetti della nuova didattica Mof: solo i banchi con le rotelle, già ordinati, arriveranno domani (venerdì 9 ottobre, ndr)».

Il Mof cambia i tempi della scuola e anche due aspetti pratici: meno libri (e peso) sulle spalle dei ragazzi e la pausa merenda.
«Certo, due aspetti assolutamente da non sottovalutare. Con la compattazione dell’orario si riducono le materie e quindi i libri da portare a scuola. E nell’arco della mattinata sono previste due pause merenda, una principale e un break che consentono ai ragazzi di non arrivare troppo affamati alla fine della mattinata».

Un’immagine esplicativa della didattica Mof

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