Jesi-Fabriano

Iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo, Jesi in Comune incalza il sindaco

Il movimento di opposizione ha presentato un odg, da mettere al voto in consiglio comunale, affinché gli ufficiali di stato civile della città non neghino un diritto fondamentale delle persone

JESI – Iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo, Jesi in Comune sollecita l’amministrazione a tutelare un diritto fondamentale della persona. Attraverso un odg, da mettere al voto giovedì 26 settembre in consiglio comunale (dalle ore 15), il movimento di minoranza intende invitare sindaco e giunta a far sì che «gli ufficiali dello stato civile del Comune di Jesi consentano l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo ogniqualvolta emerga il relativo diritto dei medesimi sulla base di dichiarazioni, accertamenti o presentazione di documenti di riconoscimento diversi dal permesso di soggiorno, quali, a mero titolo di esempio, il Modello C3 di identificazione del richiedente stesso da parte dell’autorità di pubblica sicurezza».

«Un divieto implicito di un diritto fondamentale come quello all’iscrizione anagrafica – sostiene Jesi in Comune – sarebbe in palese contrasto con una serie di norme gerarchicamente superiori nonché con i principi generali in materia di immigrazione che non sono stati modificati dal c.d. decreto sicurezza, prima tra tutti l’art. 6, c.7, d.lgs 286/1998, secondo cui “le iscrizioni e variazioni anagrafiche dello straniero regolarmente soggiornante sono effettuate alle medesime condizioni dei cittadini italiani”».

Non solo. A detta dei tre consiglieri Samuele Animali, Agnese Santarelli e Francesco Coltorti, evidenziano «come dall’iscrizione anagrafica dipenda la possibilità di esercitare una molteplicità di diritti: eventuale iscrizione scolastica, sottoscrizione di un contratto di lavoro, accesso alle misure di politica attiva del lavoro, apertura di un conto corrente, ottenimento della patente di guida, determinazione valore ISEE per accedere a determinate prestazioni sociali».

«Il diniego dell’iscrizione anagrafica dei richiedenti – puntualizza ancora Jesi in Comune – esporrebbe il municipio a condotte stigmatizzabili in sede giudiziaria e a pesanti rischi risarcitori per la negazione di un diritto di rango costituzionale».

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