Jesi-Fabriano

Isabella Binetti, trent’anni da spalla dei sindaci

Se ne va in pensione la segretaria di Girolimini, Polita, Belcecchi e Bacci. Una carriera di soddisfazioni, insegnamenti, lezioni e tante, tante “ore di straordinario”

Isabella Binetti
Isabella Binetti

JESI – Ernesto Girolimini, Marco Polita, Fabiano Belcecchi e Massimo Bacci. Sono i quattro sindaci di Jesi che hanno potuto contare su pragmatismo e capacità organizzative di Isabella Binetti, coordinatrice della loro segreteria dai primi anni 90. Un impegno costante, spesso ben oltre l’orario di lavoro, che terminerà ufficialmente il prossimo 30 settembre, ultimo giorno di operatività prima della pensione. In Comune dalla fine degli anni ’70, Isabella Binetti ha affiancato per la prima volta un sindaco, Ernesto Girolimini, nel 1989. «Era un ufficio che non voleva nessuno – ricorda –. Per la verità, interessava poco anche a me, che ero, invece, interessata ad altre mansioni. Ma al termine della selezione interna, quelli prima di me in graduatoria scelsero altre attività e quel posto venne assegnato a me, in quanto la più giovane in termini di anzianità di servizio».

Quattro sindaci affiancati in quasi trent’anni, cosa ricorda di positivo di ciascuno di loro?
«Ho iniziato con Girolimini, un amico. Da lui ho appreso la politica con la P maiuscola, il confronto dialettico, lo scambio di opinioni e la sintesi. Poi c’è stato Marco Polita: di lui ricordo l’iperattività, non credo si sia mai fermato negli otto anni da Primo Cittadino. Da Fabiano Belcecchi, invece, ho appreso l’importanza dell’ascolto e la capacità di fare sempre un passo indietro per cercare di comprendere i problemi. La sua formazione sindacale è stata determinante».

Poi è arrivato Massimo Bacci..
«Il primo impatto è stato drammatico. Per almeno 4 o 5 giorni evitò proprio di considerarmi, ritenendomi forse parte di quel Comune con il quale, da amministratore della Progettojesi, si era scontrato aspramente in più occasioni. Un giorno, poi, entra nel mio ufficio e dice di volermi parlare. Confesso che stavo già valutando dove farmi trasferire, credevo fosse quello il mio destino in Municipio con lui. Ricordo ancora che mi fece una ramanzina incredibile, sapeva che non avevo votato per lui, anche perché non avevo mai nascosto le simpatie per un altro candidato. Mi disse: “So bene che avrebbe voluto qualcun altro al posto mio ma i cittadini hanno scelto diversamente”. Quindi aggiunse una frase che è ancora impressa nella mia mente: “Ho chiesto in giro, qui in Comune, e non sono riuscito a trovare nessuno che mi parlasse male di lei in termini di capacità lavorative e di dedizione, dunque facciamo un mese di prova e ci risentiamo”».

Cosa è successo, dunque?
«In quel mese il sindaco iniziò ad affidarsi sempre di più alla mia collaborazione. Trascorso il periodo “di prova”, però, non mi disse più nulla. Io attendevo una chiamata, che non arrivava. Così presi l’iniziativa e gli ricordai che dovevamo parlare del mio futuro in quell’ufficio. La risposta di Bacci fu perentoria: “Se avessi avuto qualcosa da dirle l’avrei chiamata io”. Da quel momento è iniziato uno dei periodi professionalmente più appaganti e gratificanti della mia vita lavorativa».

Ovvero?
«Da Bacci ho appreso moltissimo, ha trasformato il mio ruolo, l’ha reso strategico e attivo. Ho avuto modo di approfondire e conoscere questioni e meccanismi che prima ignoravo. Ho imparato davvero tanto, forse più di tutti gli anni precedenti. L’attuale sindaco, sicuramente agevolato dalla sua professione di commercialista, ha capito subito il funzionamento della macchina comunale. Chi gli sta accanto, a mio parere, può solo crescere».

E pensare che doveva andare in pensione nell’agosto del 2012..
«Con l’entrata in vigore della legge Fornero sono rimasta sei anni in più. E devo dire che non sono per nulla delusa, considerata l’esperienza professionale vissuta dal 2012 a oggi. È stato come se fossi tornata a scuola».

Isabella Binetti in Comune accanto al sindaco Massimo Bacci

Quali le soddisfazioni più grandi?
«Innumerevoli: i tanti eventi organizzati in occasione di Jesi Città Europea dello Sport 2014, le giornate ufficiali di gemellaggio con Waiblingen e Mayenne, l’evento al Pergolesi abbinato alla raccolta fondi post terremoto per Arquata del Tronto insieme al Rotary, l’inaugurazione della nuova sede del Commissariato alla presenza di Franco Gabrielli, la presentazione alla città del Piano di Sviluppo “Jesi in progress”, l’avvio dell’attività dell’istituto marchigiano di enogastronomia, e non meno importanti, in questo momento storico, i tanti giuramenti di cittadinanza. Ci tengo inoltre a evidenziare la meravigliosa donazione di Cassio Morosetti, un illustre jesino dalla generosità straordinaria».

Come è cambiato il Comune negli anni?
«È rimasto poco spazio per fare politica, ci si concentra maggiormente sugli aspetti gestionali-amministrativi. A seguito della riduzione dei finanziamenti statali ciò è imprescindibile. Il cittadino conosce meglio i meccanismi, le richieste sono più circostanziate. Forse poi come sta accadendo in tutto il Paese, a causa dei “furbetti del cartellino” è venuto meno un po’ il rispetto per il dipendente comunale da parte dei cittadini».

Cosa le resta, insomma, di questa esperienza?
«Questo lavoro mi ha permesso di imparare molto, ho conosciuto tantissima gente, ho visto con i miei occhi il disagio sociale e le gravi difficoltà economiche in cui vivono molte famiglie. Ho avuto ottimi colleghi, con tutti ho un bel rapporto, soprattutto con quelli che gravitano attorno alla segreteria del sindaco, e con quanti questa esperienza è iniziata oltre 41 anni fa. Ho vissuto la quotidianità con ciascuno di loro, c’è quasi fratellanza ormai. Ho avuto modo di conoscere pensieri, idee, persone. Mi resteranno mille ricordi ma anche la consapevolezza di aver lavorato sempre con infinita passione. Ma adesso permettimi di fare un ringraziamento a cui tengo particolarmente..»

Certamente, prego..
«Ringrazio di cuore la mia famiglia, è stata una stampella fantastica, assolutamente indispensabile. Sono rimasta tantissime volte oltre l’orario di lavoro e non mi hanno mai fatto mancare il loro supporto. Senza di loro non ce l’avrei fatta»

E adesso, dal 1° ottobre, che si fa?
«Non ho dubbi su questa risposta. La nonna. Farò la nonna. E mi godrò finalmente i miei cinque nipoti.»

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