Jesi-Fabriano

Gramsci, Jesi celebra l’80esimo con due mostre e Massimo D’Alema

Ottanta anni fa moriva a Roma il politico comunista, all’età di 46 anni: l'Istituto Gramsci Marche organizza a Jesi un convegno con Massimo D'Alema e due iniziative, una con le scuole e l'altra di diciassette artisti

Franco Bugatti opera sita nel comune di Jesi
Franco Bugatti opera sita nel comune di Jesi

JESI – Due mostre e un incontro su Antonio Gramsci, tenuto dall’onorevole Massimo D’Alema.

istituto gramsci marche
Da sinistra: Cascia, Butini, Bassotti e Paola Sabbatini per l’Istituto Gramsci

Due gli appuntamenti importanti organizzati dall’Istituto Gramsci Jesi e Vallesina in occasione dell’ottantesimo della morte di Antonio Gramsci: il prossimo 1 dicembre Massimo D’Alema sarà al Teatro Moriconi alle 17.30 per un incontro dal titolo “L’eredità culturale e politica di Antonio Gramsci”. «Massimo D’Alema ha già tenuto altri incontri sul tema in altre regioni – ha evidenziato il Senatore Aroldo Cascia per l’Istituto Gramsci – La sua figura unisce l’impegno politico con quello culturale». Sarà proprio l’onorevole D’Alema ad inaugurare due mostre nel pomeriggio del 1 dicembre: “Odio gli indifferenti” a Palazzo Santoni e quella degli studenti jesini delle superiori che hanno lavorato sulla vita e le opere dell’intellettuale sardo.

Le due mostre resteranno aperte nel pomeriggio dalle 17 alle 19.30, quella degli artisti fino al 10 dicembre, quella degli studenti fino al 7. «”Odio gli indifferenti” raccoglie le opere di sedici artisti che hanno di buon grado accettato l’invito a partecipare – ha sottolineato il curatore Giancarlo Bassotti – Abbiamo scelto una delle frasi più celebri di Gramci che rimane un monito ancora oggi. Il suo pensiero e le sue vicende hanno contribuito a farne un’icona come Che Guevara. La mostra è una riflessione sulla sua attualità». In mostra le opere di Angelo Accadia, Mario Boldrini, Pietro Cacciani, Carlo Cecchi, Franco Cecchini, Leonardo Cemak, Giulia Di Vitantonio, Maria Vittoria Franceschi, Alessandro Gigli, Guglielmo Girolimini, Lughia, Martina Marchetti, Leonardo Meschini, Dino Mogianesi, Bob Money, Luigi Pennacchietti e Franco Bugatti. L’opera di Bugatti, artista jesino da anni residente fuori città, è custodita nel palazzo comunale e ritrae una figura femminile sdraiata e senza vita: è Edith Luisa Cavell, infermiera inglese catturata e uccisa dai tedeschi. La donna durante la prima guerra mondiale lavorava in un ospedale di Bruxelles, fu uccisa perché aveva curato dei prigionieri inglesi. Gramsci su quell’episodio scrisse un articolo pubblicato nell’Avanti nel 1916, le sue parole fanno da sfondo all’opera. «Le iniziative dell’Istituto Gramsci sono molto interessanti – il commento dell’assessore Luca Butini – La politica deve recuperare credibilità, ecco perché penso che questo progetto sia utile alla collettività».

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