Jesi-Fabriano

“Gli anni Settanta dell’Arte”: artisti illustri in mostra a Palazzo Bisaccioni

L'esposizione dedicata all'arte concettuale allestita a Jesi ospita nomi di spicco e racconta le sfaccettature, le similitudini e le differenze di molti degli artisti che caratterizzarono quel periodo storico

JESI – Ubaldo Bartolini, Sol Lewitt, Joseph Kosuth, Anselmo, Gilberto Zorio, Jannis Kuonellis sono solo alcuni degli artisti in mostra a Palazzo Bisaccioni, in Piazza Colocci, che ospita la mostra “La densità del vuoto. Gli anni ’70 dell’Arte”.

Ubaldo Bartolini a Palazzo Bisaccioni

L’esposizione, curata da Giancarlo Bassotti, sarà visitabile fino al prossimo 24 settembre ed è dedicata a quel decennio che ha cambiato radicalmente il modo di concepire l’arte in Italia e non solo.

«Gli artisti in mostra sembrano tutti molto diversi tra loro ma l’idea di base è quella: non conta l’oggetto ma l’idea che l’ha prodotto» spiega Ubaldo Bartolini, artista maceratese, nativo dell’ascolano, che ha esposto le sue opere in oltre 70 mostre personali e collettive in gallerie e musei di tutto il mondo. Ha avuto una sala personale alla Biennale di Venezia ed è stato inserito nella collettiva “Novecento, arte e storia in Italia”, ospitata alle Scuderie papali del Quirinale. Sua è l’opera “Pennello”, esposta a Palazzo Bisaccioni: «Il pennello è per eccellenza il mezzo per dipingere, in questo caso è diventato supporto – spiega Bartolini – Precedentemente l’arte aveva messo in primo piano l’oggetto, che nell’arte concettuale va in secondo piano. La grandezza dell’arte concettuale sta nel fatto che il pubblico fruisce l’idea, la stessa che passava per la testa all’artista cinquant’anni prima». L’arte concettuale quindi esce dal parametro estetico e fa rivivere il momento creativo. La mostra, organizzata in collaborazione con la Galleria d’Arte Gino Monti di Ancona, è stata resa possibile grazie alla generosità di collezionisti privati.

Opere di Bartolini in mostra a Palazzo Bisaccioni

Nelle sale jesine si va dal monocromatismo di Castellani agli acciai di Pistoletto, che non riflettono altro che la realtà circostante, passando per Jannis Kounellis e Gilberto Zorio che auspicano attraverso la creazione artistica un incontro tra natura e cultura nella coscienza dell’uomo. Forte anche la componente marchigiana con Bartolini, Gino De Dominicis nativo di Ancona, Eliseo Mattiacci originario di Cagli, Claudio Cintoli e Pierpaolo Calzolari. Accanto a Sol Lewitt e Joseph Kosuth – di cui sarà esposto un frammento dalla celebre installazione pubblica Text/Context (1977‐1979) – c’è anche Joseph Beuys, altra figura chiave per cui l’arte diviene il mezzo per plasmare la realtà e l’artista è tutt’uno con la sua opera, volendo generare consapevolezza critica nel pubblico e suscitare in ognuno una personale percezione del valore dell’arte.

Giulio Paolini, caso unico nel panorama concettuale, propone una continua meditazione dell’arte sull’arte basata sul sistema delle immagini e più precisamente della visione. E ancora Enrico Prini un vero e proprio outsider, personaggio schivo e riservato, che ha lavorato confrontando le regole della fisica e la singolarità̀ della visione.

Visite guidate gratuite dal lunedì alla domenica 9.30-13 e nel pomeriggio 15.30-19.30, fino al 24 settembre. In mostra Getulio Alviani, Pierpaolo Calzolari, Mario Ceroli, Michelangelo Pistoletto, Ben Vautier, Mimmo Rotella, Umilio Prini, Daniel Bauren, Joseph Kosuth, Gino De Domicinis, Claudio Cintoli, Ubaldo Bartolini, Joseph Beuys, Vettor Pisani, Alighiero Boetti, Enrico Castellani, Ettore Spalletti, Gilberto Zorio, Jannis kuonellis, Sol Lewitt, Hidetoshi Nagasawa, Luigi Ontani, Anselmo, Claudio Parmiggiani, Giulio Paolini, Eliseo Mattiacci.

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