Jesi-Fabriano

Giuliana Chiorrini: «Se c’è il nome di Carlo, l’accesso all’ospedale di Jesi va garantito a tutti»

Dopo la lettera aperta la vedova del "medico della Sars" ribadisce in una intervista: «La cosa che mi fa più rabbia è che a manovrare il tutto c'è la politica». Dopo 10 minuti dalla diffusione, la telefonata del direttore generale dell'Area Vasta Maurizio Bevilacqua

L'ospedale "Carlo Urbani" di Jesi
L'ospedale "Carlo Urbani" di Jesi

JESI – Deflagrante la lettera aperta inviata dalla famiglia di Carlo Urbani sulla situazione dell’ospedale jesino intitolato proprio al “medico della Sars“, con la quale, stando e procedendo così le “cose”, si sottolineava come sarebbe opportuno togliere “quel nome” alla struttura sanitaria (leggi l’articolo).

Tanto che tutti si sono affrettati a prendere posizione, di plauso o conciliante, specialmente chi è direttamente coinvolto nelle decisioni che contano, dall’Asur alla Regione.

A poche ore dalla pubblicazione della stessa lettera abbiamo sentito proprio Giuliana Chiorrini, vedova del grande medico di Castelplanio la quale, pur afflitta dai mali di stagione, ne ha parlato ancora, rimarcando come «la situazione dell’ospedale di Jesi è sotto gli occhi di tutti. Doveva essere un “ospedale modello”… Ma soprattutto a me interessa il fatto che gli ideali di Carlo non erano questi, e assistiamo a un conflitto con le criticità che purtroppo sono evidenti».

Giuliana Chiorrini
Giuliana Chiorrini

Ribadendo il concetto già espresso, il problema si evidenzia con la circostanza che «Carlo dava precedenza all’essere umano, al diritto alla salute. In una situazione così, tutto va a discapito del paziente, del malato».

L’esperienza familiare si coniuga con il fatto che Giuliana Chiorrini offre il suo contributo d’impegno alla Croce Rossa di Castelplanio e, sottolinea, «ne vedo tutti i giorni di situazioni che poi sfociano in lamentele».

Non è stata un “fulmine a ciel sereno”, la lettera, perchè «da tanto tempo in famiglia, con i miei figli – Luca e Tommaso -, si pensava di scriverla. Qualcuno potrebbe essere indotto a ritenere che sia una strumentalizzazione, ma non è assolutamente così. È una nostra presa di posizione, chiara, netta, precisa. Una nostra decisione verso questo “ospedale modello” che, ricordo, quando ci proposero l’intitolazione a Carlo ci rese felicissimi».

Ma anche la sottolineatura che «qualche reparto funziona bene anche adesso, ci mancherebbe, però si sta vedendo come va, nel complesso: medici che fanno turni stressanti, mancanza di personale».

Carlo Urbani
Carlo Urbani

Il perché di tutto questo? «Perché dietro si muove la politica, e questa è la cosa che a me fa veramente rabbia. Tutto è manovrato dalla politica».

Di contro «l’ospedale deve avere, invece, la possibilità di garantire l’accesso alla salute a tutti».

L’unico contatto, sino a ora, dopo la pubblicazione della lettera aperta, è stato con Maurizio Bevilacqua, il direttore generale dell’Area Vasta, «che mi ha chiamato dopo appena 10 minuti  da quando l’avevamo resa pubblica».

Con lui una chiacchierata interlocutoria durante la quale «mi ha illustrato la situazione dell’ospedale e che avrebbe avuto piacere di incontrarmi per parlare e per farmi anche visitare i vari reparti. E io ho dato la mia disponibilità».

Prossimo contatto probabimente lunedì 15 gennaio, e in quella circostanza si dovrebbe decidere il giorno per la “visita” all’ospedale di Jesi.

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