Jesi-Fabriano

La danza aerea che incanta

Giulia Piermattei, circo performer, ci racconta il suo rapporto con chi intraprende la disciplina della danza aerea e dice: «Mi piace vedere le persone che, a fine anno, si sorprendono di sé stesse, perchè inizialmente pensavano di non essere portate»

Una performnce di Giulia Piermattei

Movimenti circensi, volteggi in aria come un trapezista, la danza aerea che incanta. La seconda parte dell’intervista a Giulia Piermattei, circo performer, che ci racconta il suo rapporto con chi intraprende questa disciplina.

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Cosa cercano le persone che vogliono iniziare questa disciplina? Principalmente sono ragazze?
«Le ragazze che si iscrivono ai miei corsi, iniziano un po’ per caso, incuriosite da questo mondo leggero come una piuma ma che richiede un allenamento costante, tanta passione e anche qualche sacrificio. Alcune vengono solo per divertirsi, altre perché sognano di diventare delle artiste, altre per tenersi in forma e molte arrivano per superare le proprie paure, le insicurezze e anche le vertigini. Qualsiasi sia il loro obiettivo, mi dà molta soddisfazione vedere migliorare le persone dietro ai miei consigli. Mi piace vedere le persone che, a fine anno, si sorprendono di sé stesse, perchè inizialmente pensavano di non essere portate alla disciplina. Adesso anche i ragazzi si stanno aprendo a questo mondo aereo, anche se in notevole minoranza rispetto alle donne e ancora con molta timidezza, ma quelli che si appassionano, poi difficilmente abbandonano».

Quale è la parte più complessa di questo lavoro, e quella che regala più soddisfazioni?
«La parte più complessa è l’organizzazione: bisogna essere sempre in forma, allenati e formarsi continuamente, ma nello stesso tempo bisogna organizzare e gestire al meglio i corsi per gli allievi tenendo conto di tutte le loro esigenze, organizzare la tournè estiva in collaborazione con i comuni. È un lavoro bellissimo quanto complesso perchè prevede compiti e impegni differenti. Diciamo che si impara a fare più lavori contemporaneamente: dal lato creativo a quello organizzativo e gestionale. La parte che mi piace di più è senz’altro quella creativa: gli spettacoli danno a me e agli allievi molte soddisfazioni, sia perché il pubblico si emoziona che per il caloroso affetto con cui ricambiano i miei ragazzi dopo che sono andati in scena».

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