Jesi-Fabriano

Fondazione Michele Scarponi onlus, dopo 5 anni si guarda al progetto europeo per le Città30

Festa alla sede di corso Matteotti 48 per i primi cinque anni di attività della Fondazione nata nel ricordo dell'Aquila di Filottrano

JESI – Cinque anni di attività incentrata sulla violenza stradale, su un attento lavoro di prevenzione e sensibilizzazione, ma anche nel ricordo di Michele Scarponi il campione di Filottrano falciato da un furgone durante un allenamento il 22 aprile 2017. Un anno dopo il fratello dell’Aquila di Filottrano, Marco insieme al padre Giacomo, ha dato vita alla Fondazione onlus Michele Scarponi «dedicata alla testimonianza e conoscenza di un problema vastissimo, quello della violenza stradale», dice Marco che ne è il segretario generale, mentre papà Giacomo è il presidente. Tanti progetti, libri, incontri nelle scuole, la partecipazione al Giro-E, la realizzazione di un docufilm (“Gambe. La strada è di tutti a partire dal più fragile” visibile su Amazon Prime), progetti solidali e l’avvio, lo scorso anno, della formazione degli educatori del “Progetto Scuola” abbinato alla nascita della Scuola di ciclismo Michele Scarponi (per ragazzini dai 5 ai 16 anni). Oggi la Fondazione fa un altro importante passo avanti e accoglie nella nuova sede, ospitata nei locali di Corso Matteotti 48, proprio nel cuore della città, importanti professionisti del panorama nazionale specializzati in mobilità sostenibile, alternativa e nel progetto città30.

Appuntamento alle 18,30 in sede per tracciare un bilancio dei primi cinque anni, alla presenza dell’assessore alla Mobilità sostenibile del Comune di Jesi Valeria Melappioni, dell’architetto milanese Matteo Donde’, del consulente esperto di mobilità sostenibile Andrea Colombo, del responsabile del progetto scuola della Fondazione Paolo Fedrego, della giornalista Alessandra Giardini amica di Michele e del ciclismo, che ha curato il secondo volume di “Caro Michele. Una vita alla Scarponi”. Sono stati proiettati video di Michele in volata alla Tirreno-Adriatico del 2009 che vinse e al Giro d’Italia 2011 dove salì sul gradino più alto del podio con la maglia rosa, oltre alla proiezione del video “Nel nido dell’aquila – a casa di Michele Scarponi” prodotto da Rai Sport. «Abbiamo inaugurato questa sede ad aprile – dice Marco Scarponi – a Jesi, la seconda città di Michele, visto che è nato qui. Oggi siamo qui per tracciare un bilancio dei nostri primi cinque anni e guardare al futuro con interessanti progetti di mobilità sostenibile, come la proposta di legge sulle “Città30” per cambiare il modo di vivere le città e di percepire le nostre strade. «Se non riusciamo a far rispettare neanche la precedenza dei pedoni sulle strisce pedonali, come possiamo definire civile la nostra città?», dice Matteo Dondé, architetto specializzato nel progetto “Città30”, introducendo un problema – quello della sicurezza stradale – che interessa tutte le città. A continuare il lavoro di Marco Scarponi nelle scuole di tutta Italia è Paolo Fedrego, di Trieste, il responsabile del Progetto scuola della Fondazione Scarponi. Ha iniziato questo progetto da due anni e sta formando educatori che vadano nelle scuole a parlare di sicurezza stradale, di rispetto per pedoni e ciclisti, di codice della strada e di prudenza. Nel segno di Michele Scarponi, nel ricordo del suo tragico incidente.

«Siamo un gruppo di 20 persone – spiega Fedrego – educatori che entrano nelle scuole, coinvolgendo gli studenti come degli osservatori privilegiati della mobilità». «Bologna sta diventando Città30 – aggiunge Andrea Colombo, bolognese, consulente esperto strategico di mobilità sostenibile, spazio pubblico e ambiente della Fondazione “Innovazione Urbana” – ho conosciuto Marco Scarponi cinque anni fa. Mi sono sempre occupato di mobilità urbana, ma vedendo che da un dolore così grande come quello per la morte di Michele stava nascendo un impegno collettivo sul contrasto alla violenza stradale, ho capito che ciclismo urbano e ciclismo sportivo potevano contaminarsi. Ora stiamo cercando di realizzare un progetto di respiro europeo, in cui passare dal concetto di “città per le macchine” a “città per le persone”. La sfida – conclude – è quella delle Città30, in cui 30 non è solo un limite di velocità ma un modo per migliorare la sicurezza stradale, visto che la velocità sostenuta conta come causa diretta o come concausa di tante stragi sulle strade».

La serata, tra ricordi, video e commozione si è poi spostata in piazza delle Monnighette per un talk con tanti autorità e ospiti, tra cui il sindaco di Jesi Lorenzo Fiordelmondo, il presidente del CONI Marche Fabio Luna, il presidente FCI Marche Lino Secchi, il giornalista Marino Bartoletti, Daniele Bennati, Andrea Colombo, Alfredo Di Giovampaolo, Matteo Dondé, Alessandra Giardini, Giuseppe Martinelli.

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