Jesi-Fabriano

Jesi, Fondazione Colocci in liquidazione: immobile e personale da salvare

Il sindaco Bacci: «Spero possano essere recuperate le professionalità delle dipendenti ma la preoccupazione c’è. Non va disperso tutto il buono prodotto negli anni ma servono altre prospettive e risorse»

Una vecchia immagine dell'aula magna della Fondazione Colocci

JESI – Dipendenti e struttura da salvaguardare, nel naufragio della Fondazione Colocci avviata, dopo il voto dell’ultimo Consiglio, verso lo scioglimento e la liquidazione.

Una fine, ha ribadito il sindaco di Jesi Massimo Bacci, decretata dai numeri venuti a maturare. «Dal 2006 al 2015 – riepiloga Bacci – sono ammontati a 8 milioni e 424 mila euro i ricavi della Fondazione Colocci, con una media di 842 mila euro annui. Dal 2015, col disimpegno della Fondazione Carisj, è venuto a mancare l’80% dei contributi. Abbiamo cercato fare in modo che la Colocci non finisse in default e siamo riusciti a tenere botta. Si farà fronte a tutti i debiti. Avevamo tentato strade diverso rispetto alla collaborazione con l’Università di Macerata e stavamo cercando di consolidarci. Ma Ubi ci ha fatto capire qualche mese fa di non poter più contribuire. A quel punto, il passaggio da 842 mila a 137 mila euro annui del solo contributo del Comune, e dovendo comunque sostenere i costi fissi che la Colocci comporta, ci ha costretto ad alzare braccia».

Lauree all'università di Jesi
Lauree all’università di Jesi

«La scelta per lo scioglimento della Fondazione Colocci assume i caratteri della inevitabilità, al fine di evitare un progressivo aggravamento della situazione finanziaria» si spiega nell’atto portato in Consiglio per chiudere l’esperienza dell’ente che per quasi 25 anni ha gestito a Jesi i corsi di formazione universitaria. «Ad UniMc – ricorda Bacci – per far fronte agli impegni assunti nel 2015 e ridurre il periodo di convenzione, limitandosi a pagare gli effettivi anni di attività a Jesi, sono stati versati 470 mila euro». Tramontata anche l’idea di una fusione con la Fondazione Pergolesi Spontini. «Ma quest’ultima, da sé- ha riferito Bacci-ha come ente di formazione più titoli della Colocci stessa, che non ha accreditamenti né ministeriali né in Regione. La fusione sarebbe stata solo un costo per la Pergolesi Spontini».

Da più parti l’invito adesso a salvaguardare personale e immobile sede della Fondazione in liquidazione. «In questo momento è difficile dare garanzie – dice Bacci -, ho parlato con le due dipendenti ancora in forza e mi auguro e spero possano esserne recuperate le professionalità. Ma attualmente la preoccupazione c’è. Non va disperso tutto il buono che questa attività ha negli anni prodotto ma servono altre prospettive e altre risorse. Magari attraverso un altro soggetto, sempre controllato dal Comune, e diverse sinergie». Quanto all’immobile di via Angeloni, «è un contenitore di altissima qualità e grande valore. La ricchezza della sua biblioteca va resa fruibile».

Intanto si cercherà di rimediare ad alcuni problemi di pulizia. «Il cortile interno – ha spiegato l’assessore ai lavori pubblici Roberto Renzi in risposta ad una interrogazione di Samuele Animali (Jesi in Comune) – è in uno stato problematico specie dal punto di vista igienico sanitario problematico per la presenza di piccioni che infestano il tetto e la zona. Fino ad oggi l’immobile era in carico alla Fondazione, a breve il Comune ne tornerà in possesso. Per ovviare agli inconvenienti si è individuata la possibilità di mettere una rete di protezione per impedire l’accesso ai piccioni al cortile interno, che necessita di continuo di disinfestazioni».

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