Jesi-Fabriano

Jesi, finanziamenti persi sul biodigestore. Il sindaco Bacci: «Provincia ancora al palo»

Legambiente ha chiesto scelte rapide sull'impianto di gestione della frazione organica dei rifiuti. Durissimo il primo cittadino di Jesi. «Se va bene, lo vedremo fra sei anni»

Il biodigestore in Trentino visitato da politici e cittadini di Jesi

JESI – Finanziamenti statali persi sul biodigestore. La denuncia di Legambiente fa rumore. Ma non sorprende il sindaco Massimo Bacci. «Scelte assolutamente incomprensibili da parte del’Ata rifiuti». Non è la prima volta che il Primo Cittadino di Jesi si scaglia contro i vertici dell’autorità d’ambito, rea – a suo dire – di non aver minimamente considerato la proposta formulata dal consiglio comunale. Le considerazioni di Legambiente riaccendono una polemica mai sopita.

«Queste lungaggini – ha riferito l’associazione ambientalista – comportano come conseguenze sia che i nostri rifiuti organici continueranno a essere conferiti fuori regione con relativi costi ambientali e economici sia che ormai si è perso il finanziamento statale per la realizzazione del biodigestore. Tempi così lunghi sono un onere ambientale ed economico elevato per la comunità e chiediamo se ci sono sufficienti certezze che la decisione di affidare la costruzione e gestione del biodigestore “in house”, non rischi ulteriori ritardi a seguito di immancabili ricorsi; come sta succedendo nella decisione di andare verso un gestore unico della raccolta: bloccata dal Consiglio di Stato».

«La mancata decisione dell’Ata sulla proposta di realizzare il biodigestore a Jesi spalanca le porte al privato – ribadisce il sindaco Bacci -. Quanto riferito da Legambiente era preventivabile. Sul gestore unico dei rifiuti si è speso tempo e denaro senza alcun risultato tangibile. E la vicenda dell’impianto di trattamento della frazione organica dei rifiuti è, purtroppo, analoga. L’Ambito ha preferito non approfondire l’opportunità offerta da Jesi, non l’ha nemmeno presa in considerazione. Cosa succederà ora? Nulla, perché l’impianto lo vedremo, se va bene, fra sei anni. E aumenterà ancora la Tari, ovviamente. La provincia di Ancona resta ancora al palo, come al solito. E si affiderà a un privato per farlo funzionare. In un’Europa che punta su digitalizzazione ed economia circolare, questo territorio torna indietro grazie a scelte politiche assolutamente incomprensibili».

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