Jesi-Fabriano

Jesi, il dono dello Iom all’Oncologia del Carlo Urbani. «Per la dignità di sentirsi belle anche nella malattia»

Un casco refrigerante di nuova generazione che permette di prevenire nel 50% dei casi alopecia e perdita dei capelli causate dai farmaci chemioterapici. Il saluto dell'assessore Saltamartini e di Asur

Da sinistra Nadia Storti, Anna Quaglieri e Filippo Saltamartini

JESI – Un casco refrigerante di nuova generazione che, assicurando la refrigerazione del cuoio capelluto, permette di prevenire nel 50% dei casi alopecia e perdita dei capelli causate dai farmaci chemioterapici. A donarlo al reparto di Oncologia dell’ospedale Carlo Urbani è stato lo Iom Jesi e Vallesina onlus. Presenti a salutare l’occasione l’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini, il direttore generale Asur Marche Nadia Storti, il sindaco Massimo Bacci, la presidente IOM di Jesi Anna Quaglieri, il dirigente medico UOSD Oncologia Mobin Safi.

È il dottor Safi a spiegare: «Per i pazienti è importante la possibilità di conservare il controllo della vita privata, incoraggiando un atteggiamento positivo verso il trattamento. In quello che ormai il più ampio concetto del prendersi cura del paziente, il supporto, che si affianca alla terapia farmacologica, ne migliora la qualità della vita».

Da sinistra Nadia Storti, Filippo Saltamartini, Massimo Bacci, Anna Quaglieri, Mobin Safi

Evidenzia la dottoressa Storti: «Consentire in particolare alle pazienti la dignità di sentirsi belle anche nella malattia è un elemento di grande importanza. Le cure oncologiche non riguardano solo la sfera farmacologica, ma anche quella psicologica, coinvolgendo un concetto che abbraccia non solo la parte medica, ma anche la capacità delle persone ad autostimarsi per reagire alla malattia e agevolare la cura. E mi fa piacere che questo aiuto arrivi da Iom, realtà con cui vent’anni fa ho avuto modo di iniziare a confrontarmi qui a Jesi».

Il casco refrigerante dono dello Iom

Spiega Anna Quaglieri: «L’idea è venuta tempo fa. In due mesi, con grande entusiasmo, la generosità dei cittadini permise di raccogliere 9 mila euro. Il Covid poi ci ha bloccati. Quindi un nostro amico, il titolare del Lanificio Teodori di Angeli, ci ha dato una grande mano, donando quanto mancava. Pensiamo ora ad un corso di maquillage per insegnare alle donne a rimanere in ordine, aiutarle a essere donne anche nella malattia. Il rischio da scongiurare è di non sentirsi più donne per i propri figli e i propri cari, perché questo distrugge la donna: non essere più quello che era, rinunciando a curarsi».

Per il sindaco Massimo Bacci: «La sinergia pubblico privato e la pratica che emergono da questa esperienza sono un esempio che la sanità regionale dovrebbe studiare e replicare anche altrove».

L’assessore Saltamartini sottolinea: «È un macchinario importante che dovremmo garantire a tutte le donne colpite da patologie neoplastiche. Le Marche vantano un’altissima performance nelle cure oncologiche che dobbiamo ulteriormente potenziare rafforzando la rete regionale. Quanto realizzato a Jesi è un fatto estremamente importante perché avvicina i cittadini alla pubblica amministrazione, grazie a uno stretto connubio tra pubblico e privato, in un settore vitale come quello della sanità. In una fase di tensioni e contrapposizioni forti, in cui sul tema dei vaccini si confrontano due mondi, occasioni in cui ci si unisce, come qui nella collaborazione fra pubblico e privato, sono la strada giusta da seguire».

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