Jesi-Fabriano

“Tutto dipende dallo sguardo”, la comunicazione e l’informazione declinati dall’Azione Cattolica

Per le celebrazioni dei 150 anni di fondazione, ospiti della serata di mercoledì 25 ottobre, a Jesi, i giornalisti Vincenzo Varagona e Tiziana Tobaldi. «La buona notizia è quella che mette in luce le esperienze di vita ricche di energie di cui il nostro mondo è pieno»

Il vescovo don Gerardo Rocconi e i giornalisti Vincenzo Varagona, Tiziana Tobaldi, Beatrice Testadiferro

JESI – Per le celebrazioni relative ai 150 anni di fondazione dell’Azione Cattolica, ospiti della serata di ieri, mercoledì 25 ottobre, nella chiesa di San Nicolò, il giornalista Rai e scrittore, Vincenzo Varagona e l’insegnante, anch’essa giornalista, collaboratrice di “Voce della Vallesina“, Tiziana Tobaldi.

Sul tavolo la comunicazione e l’informazione nella declinazione del tema che ha caratterizzato la serata, “Pagine di vita. Tutto dipende dallo sguardo. Alla ricerca di uno stile comunicativo creativo e responsabile“, appuntamento in collaborazione col settimanale diocesano “Voce della Vallesina” – presenti la direttrice del periodico, Beatrice Testadiferro, e il vescovo, don Gerardo Rocconi.

«C’è un interesse a comunicare – sostiene Varagona – che appartiene a diverse situazioni. Ovvio che la comunità ecclesiale quando opera nell’informazione e nella comunicazione tende a mettere in luce determinati valori. La buona notizia non deve essere una “quota rosa”, una buona azione nel mondo del giornalismo, ma esprimere la capacità di mettere in luce quelle esperienze di vita ricche di energie di cui il nostro mondo è pieno. Quando questi aspetti vengono messi in circolo, attraverso l’informazione, in maniera professionale, hanno un appeal straordinario. Quando vengono banalizzati è chiaro che ottengono i risultati che tutti noi vediamo ogni giorno».

Un momento dell’incontro con il tavolo dei relatori

«Occorre dare un’immagine aderente alla realtà in cui viviamo, non solo giornali come bollettini funebri o elenchi di morti ammazzati, ma uno specchio il più possibile onesto del quotidiano».

Ma i giornali diocesani, compreso quello della diocesi di Jesi, che tempi stanno vivendo? Incidono nel quotidiano se «non si abbandonano alla autoreferenzialità, perché è questo il rischio, quello di raccontarsi. Se si riesce, invece, a dare uno “sguardo limpido sul mondo“, ci sono ottime speranze. La stampa cartacea è in crisi, le versioni on line hanno maggiore visibilità e diffusione, soprattutto tra i giovani. Si tratta di mediare. L’esempio di Jesi è quello ideale: si è mantenuta una forma cartacea per un pubblico più anziano per proporre il giornale anche in maniera digitale come offerta al mondo giovanile. Molto lavoro si sta facendo, in generale, e credo che darà risultati».

Il saluto del vescovo, don Gerardo Rocconi

Tiziana Tobaldi ha illustrato come «il giornalismo dei settimanali diocesani è un giornalismo a misura d’uomo fatto di alcuni elementi che dobbiamo saper costruire e riconoscere nelle pagine. Vale a dire l’annuncio della buona notizia attraverso la narrazione di buone notizie, la presenza di storie di quanti agiscono e costruiscono quotidianamente, attenzione e passione per il territorio dove vivono le persone della comunità, rispetto della sofferenza senza la spettacolarizzazione del dolore. Un approccio antropologico, dove l’uomo è al centro di tutto».

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