Jesi-Fabriano

Decreto Salvini e “accoglienza creativa”, il caso di Jesi

I provvedimenti attuati in materia di migranti dall'amministrazione comunale sono finiti sotto i riflettori della stampa nazionale

Il consiglio comunale di Jesi

JESI – Superare il decreto Salvini? Pare che a Jesi lo abbiano fatto. I provvedimenti attuati in occasione dell’ultimo consiglio comunale (leggi l’articolo) sono stati presi a riferimento da Avvenire, quotidiano cattolico, quale esempio di come non applicare le norme volute dal viceministro della Lega pur rispettando la legge. A spiegarlo è proprio il consigliere comunale di Jesinsieme, Tommaso Cioncolini, uno dei più attivi della maggioranza.

Riflettori accesi, in particolare, sull’impossibilità di iscrizione all’anagrafe per i richiedenti asilo con permesso di soggiorno umanitario.

«La mancata iscrizione comporta la perdita di alcuni diritti fondamentali – ha detto  Cioncolini ad Avvenire – dall’accesso all’assistenza sanitaria ordinaria alla ricerca di un lavoro, fino all’apertura di un semplice conto corrente. Studiando attentamente la questione ci siamo accorti che la legge non stravolge quello che c’è nel Testo unico sull’immigrazione. Quella legge infatti non vieta l’iscrizione, ma non riconosce il permesso di soggiorno come titolo valido per la registrazione. In questo senso, il Testo unico sull’immigrazione e l’orientamento giurisprudenziale ammettono che dopo tre mesi di dimora abituale l’ente sia obbligato a riconoscere l’iscrizione. Su questo, per non vanificare lo spirito di accoglienza e le iniziative a sostegno degli ultimi, abbiamo elaborato una risoluzione, che è già stata votata ed è passata. Il Comune – prosegue il consigliere di maggioranza – si impegna in questa direzione, che può essere una soluzione di sistema, oltre che un esempio pilota per altre città. In quei primi tre mesi il migrante non viene così comunque abbandonato, perché si trova ancora nel progetto di accoglienza. Così si va in aiuto al migrante percorrendo una strada di sistema, garantendo i diritti a chi altrimenti ne verrebbe privato».

In consiglio comunale sono state bocciate entrambe le proposte dell’opposizione, che chiedevano sostanzialmente di non applicare il decreto, ed è stata approvata appunto una risoluzione delle forze di governo della città.

Nel documento approvato si impegna l’amministrazione comunale «a farsi carico di attivare tavoli di dialogo con gli altri Comuni della Vallesina e di avviare un serio confronto con i diversi livelli istituzionali ed i soggetti del Terzo settore, al fine di comprendere i reali effetti del cosiddetto “Decreto Sicurezza” e le ricadute sul territorio, individuando e progettando, là dove possibile e fattibile, percorsi di aiuto e misure di sostegno per quei soggetti che, privati dell’iscrizione anagrafica, vedranno notevolmente ridotti le risposte sociali ed i servizi a loro garantiti, nonché di agevolare una puntuale informazione degli stessi presso gli uffici comunali, anche valutando la possibilità e la fattibilità di consentire, tecnicamente, la procedura di richiesta di iscrizione anagrafica al termine dei tre mesi di dimora abituale». Nella risoluzione inoltre vi è la richiesta all’Esecutivo jesino «di attivarsi presso la Regione Marche affinché vengano formalizzate e garantite le prese in carico sanitarie dei richiedenti asilo e sia offerta la massima accoglienza ai “soggetti vulnerabili”, famiglie con minori, donne incinte, persone con disagio psichico, ed infine che vengano concesse maggiori risorse per i minori stranieri non accompagnati, così come emerso dall’incontro recentemente avuto dal Presidente del Consiglio, prof. Giuseppe Conte, con i rappresentanti dell’Anci».

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