Jesi-Fabriano

Decreto Rilancio non ancora in Gazzetta Ufficiale: un rischio per i lavoratori

L'assicuratore Cantarini: «Esiste una finestra temporale certamente sottovalutata da tutti che mette a rischio il posto di lavoro dei dipendenti: non è più operativo il divieto di licenziamento»

Mauro Cantarini
Mauro Cantarini

JESI – Nel corso della conferenza stampa di sabato 16 maggio, il premier Conte aveva annunciato la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del “Decreto Rilancio” che, tra le quasi 500 pagine e 250 articoli, conterrà quella che tutela i dipendenti dal rischio licenziamento per ulteriori 3 mesi.

Secondo Mauro Cantarini, assicuratore di Jesi ed esperto in questa materia, tuttavia «non è più operativo il divieto di licenziamento per giustificato motivo oggettivo introdotto dal decreto “Cura Italia” lo scorso 17 marzo e valido per 60 giorni».

Trascorsi quindi i due mesi, dal 17 maggio fino a quando non sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale il “Decreto Rilancio” che dovrebbe estendere il divieto per 90 giorni, «esiste una finestra certamente sottovalutata da tutti per il potenziale licenziamento dei dipendenti», spiega Cantarini. «Si tratta di un ritardo per i motivi che il Governo ha già spiegato come di ordine burocratico per la bollinatura da parte della Ragioneria dello Stato del provvedimento, ma che mette a rischio il posto di lavoro di molte persone anche nelle Marche duramente colpite sia nel manifatturiero che nel terziario dal lockdown».

La perdita d’impiego potrebbe essere una bolla sociale molto pericolosa «che sta diventando il chiodo fisso di tanti dipendenti – aggiunge l’assicuratore jesino – e per questo alcune compagnie stanno commercializzando prodotti assicurativi a tutela di tali eventi che pregiudicherebbero la serenità di tante famiglie» ha concluso.

Il timore dovrebbe essere circoscritto solo per i licenziamenti individuali di dipendenti assunti con contratto di lavoro a tutele crescenti o non soggetti allo Statuto dei lavoratori, ma più tempo passa per la pubblicazione e più dipendenti potrebbero essere a rischio di perdere il proprio impiego.

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