Jesi-Fabriano

Dai classici al teatro disimpegnato, Gianfranco Frelli e il Teatro Cocuje

«Il Teatro è la mia vita, è ciò che faccio tutti i giorni anche per estraniarmi dalla realtà», dice l'istrionico attore e sceneggiatore jesino

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Gianfranco Frelli all'interno del Teatro Cocuje

JESI – “Benvenuti a teatro. Dove tutto è finto ma niente è falso”. Parola di Gigi Proietti che descrive benissimo la realtà del Teatro Cocuje, messo in piedi dallo jesino Gianfranco Frelli. Uno spazio intimo in via dell’Esino 13, una realtà nata in maniera nomade nel 1988. Nel 1992 è arrivato il riconoscimento dalla Comunità Europea per la “Preparazione dei giovani alla vita adulta e di lavoro”. Altri riconoscimenti ci sono stati assegnati nel 1999 con il II premio “Teatro internazionale” Altamura, nel 2011 con il II premio “Teatri dell’Anima” della Commissione Pari Opportunità della Regione Marche e nel 2014 con il I premio “Teatroèscuola” del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

gianfranco Frelli teatro cocuje
Un giovanissimo Gianfranco Frelli

A dare forza e credibilità al Teatro Cocuje è Gianfranco Frelli che ha iniziato, insieme a Luigi Paoloni, nel 1981. Frelli si è formato a Torino, Bologna e ha portato in scena numerose rappresentazioni al Medio Eva Club, che stava sul Corso Matteotti, in Piazza delle Monnighette, e poi insieme al Teatro del Barattolo.

Frelli, che cos’è il teatro per lei?
«Il Teatro è la mia vita, è ciò che faccio tutti i giorni anche per estraniarmi dalla realtà. Ho anche scritto dei testi ma non mi sento un autore».

Tra le tue primissime collaborazioni c’è il gruppo “Teatro 4”, ci racconti questa esperienza?
«Il debutto fu in Piazza delle Monnighette con lo spettacolo “Saved” di Edward Bond in occasione di Jesi Estate 1982. A tradurre il lavoro e seguire la regia c’era Frances Chetcuti, la scenografia era di Donatella Grilli e sul palco c’eravamo io e Luigi Paoloni. Fu una bella serata sotto le stelle».

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Il Teatro Cocuje di via dell’Esino

Quali sono i temi sui quali ti piace lavorare?
«Faccio sia teatro impegnato che disimpegnato, dai testi classici alle commedie di Plauto, mi piace Shakespeare. Ho portato in scena l’Antigone di Sofocle e il messaggio che la legge morale è superiore alla legge dello Stato. Ho portato in scena anche la storia dei desaparecidos argentini, una vicenda che mi ha sempre colpito pur non avendo parenti in Argentina. Quest’anno insieme ad Amnesty International abbiamo portato al Cocuje diverse rappresentazioni nell’ambito di una rassegna intitolata “Diritti a rovescio” (leggi l’articolo). L’attività con Amnesty la porterò avanti anche il prossimo anno».

A proposito di novità, hai qualcosa in serbo?
«Tengo molto alla scuola di teatro che vede impegnati quindici ragazzi, delle scuole medie e superiori. Sono giovani e non cercano nulla di particolare dal teatro, anche se alcuni di loro vorrebbero fare l’attore da grandi. Se li incoraggio? Si, la tenacia, il talento e una grande passione sono le chiavi per intraprendere questa strada che, alla fine, non è molto più tortuosa di altre. All’inizio di agosto abbiamo messo in scena “Il mondo dei pazzi”, una serie di pezzi tutti carichi di non sense con Maria Grazia Focanti, Roxi  Roxanne Hardy, Simone Ciattaglia, Diego Paggi, Ahmad Shanan, Matteo Ciattaglia».

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Sono tantissimi i testi dedicati al teatro, custoditi al Cocuje

Da due anni segui il laboratorio Opera H.
«Il 28 settembre saremo sul palcoscenico del Pergolesi con “Tutto è illusione nel mondo” (leggi l’articolo) la performance finale del laboratorio OperaH, insieme alla Fondazione Pergolesi Spontini, che vede impegnati tredici ragazzi con disabilità fisica, utenti dei servizi socio sanitari del territorio. Parteciperanno alcuni studenti dell’Istituto d’Arte e del Liceo Classico di Jesi, oltre ai giocatori della squadra di Rugby».

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