Jesi-Fabriano

Jesi, il ricordo del primario Bernacconi: «Lo IOM e Anna Maria Trane Quaglieri, una donna lungimirante e visionaria»

Bernacconi fa parte del comitato scientifico dello IOM. Grande la commozione per la notizia della morte improvvisa di Anna Quaglieri. «Con lo IOM la prima esperienza di cure palliative a domicilio»

Anna Maria Trane Quaglieri
Anna Maria Trane Quaglieri

JESI – «Sono scioccato da questa notizia inaspettata, l’avevo sentita la settimana scorsa…». La morte di Anna Maria Trane Quaglieri, 89 anni, storica fondatrice e presidente dello IOM-Istituto oncologico marchigiano di Jesi e Vallesina, desta sconcerto e commozione, soprattutto in chi aveva seguito il suo percorso clinico e l’aveva vista ristabilirsi, più tenace e combattiva di prima. «Aveva superato brillantemente una problematica per la quale era stata ricoverata all’ospedale Carlo Urbani un mese fa, sembrava essersi completamente ristabilita. La notizia del suo decesso così improvviso mi lascia senza fiato».

È il racconto commosso del dottor Tonino Bernacconi, direttore medico dell’UOC di Anestesia, Analgesia e Rianimazione dell’ospedale Carlo Urbani. «Ricordo che quando sono venuto a Jesi nel 2003 già nella mia esperienza di dirigente medico vedevo le famiglie portare in ospedale i pazienti oncologici negli ultimi istanti di vita, per far somministrare loro dei calmanti o dei farmaci che ne lenissero il dolore. Così, quando sono diventato primario, nel 2009, ho chiesto allo IOM se fosse possibile che noi medici ospedalieri andassimo a domicilio dai pazienti a somministrare la terapia del dolore, senza necessariamente che venissero portati loro, magari anche nel cuore della notte. Una prima esperienza di cure palliative a domicilio quando ancora non se ne parlava. In questo, trovai una Anna lungimirante e visionaria. Lei, da presidente dello IOM, aveva capito che quella era la strada da seguire…».

La voce si fa più dolce, il ricordo intenso. «A ogni messa in cattedrale in ricordo dei pazienti oncologici venuti a mancare, Anna ricordava che se i medici dell’ospedale potevano andare a casa dei pazienti per le cure domiciliari insieme agli infermieri dello IOM era merito mio, ma non è vero – sottolinea con commozione – era tutto merito suo. Io ho solo seguito le sue idee che portavano sempre verso il bene dei malati e delle loro famiglie, ho solo fatto il mio dovere. Ricordo i comitati scientifici che si riunivano a casa sua, per confrontarsi sulla progettualità, sulle collaborazioni e su come far collaborare pubblico e privato. Lo IOM era ed è questo, una sinergia tra i medici dell’ospedale e il privato dell’Associazione che mette a disposizione le sue risorse, siano infermieri, oss, psicologi. Oggi l’impronta del modello IOM nato con i pazienti oncologici, viene data anche con le cure palliative ai pazienti affetti da malattie croniche invalidanti e ai malati di SLA. Dobbiamo dire grazie ad Anna per questo».

Infine, una nota personale. «Anna era una straordinaria donna visionaria che in tutti questi anni ha avuto la capacità di vedere oltre il presente».     

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