Jesi-Fabriano

Cristian Lupidi: «Sulla strada dalla parte dei cittadini»

Il comandante della Polizia Locale di Jesi descrive questa nuova sfida (si è insediato lo scorso settembre) mettendo a fuoco gli obiettivi ma ricordando aneddoti passati, esperienze vissute e persone a cui deve un "grazie" per la fiducia e per le cose imparate oltre la divisa

A sinistra, il comandante della Polizia Locale di Jesi Cristian Lupidi

JESI – «Di questa professione amo la varietà, non c’è mai un giorno uguale all’altro. E ogni giorno si impara una cosa in più. Un grande provilegio direi». Con queste parole il comandante della Polizia Locale di Jesi Cristian Lupidi, 43 anni, descrive il suo lavoro, nel suo nuovo ufficio e in questa nuova esperienza (leggi l’articolo), ricordando aneddoti passati, esperienze vissute, come quelle a San Benedetto del Tronto, Porto Sant’Elpidio, Fermo e persone a cui deve un “grazie” per la fiducia e per le cose imparate oltre la divisa. Una vita da pendolare ora, con obiettivi chiari per questa sfida, la prima da comandante.

Seduto dietro la scrivania, in abiti civili con jeans e camicia bianca a righe blu, Lupidi, nato a Montalto delle Marche, nell’ascolano, illustra le attività del comando jesino, composto da 27 agenti e che lui dirige dal 10 settembre del 2018. Un corpo che mira a far crescere in questo anno con altre quattro unità. Di recente infatti si è svolta al Palatriccoli la prova preselettiva del concorso per un posto a tempo indeterminato (leggi l’articolo). «Ai candidati presenti ho detto che questa è una professione che non si può fare per sbaglio, ci si deve credere, occorre avere consapevolezza che non va bene per chi lavora in funzione del 27 del mese. Si torna a casa stanchi, stressati ma entusiasti. Ogni giorno è un giorno diverso e ogni giorno si impara di più».

polizia locale
La sede della Polizia Locale di Jesi, in Piazza Indipendenza

Comandante, come è cambiata la figura dell’agente di Polizia locale? Non siete più identificati solo come i tutori della legge della strada…
«Sì, ora il cittadino vuole qualcosa di diverso da noi. Ci chiede di fare parte di un progetto più ampio di “sicurezza integrata” che è anche materia della nostra formazione e dobbiamo prenderne coscienza. Siamo sulla strada anche per la sicurezza: oggi come operatori di Polizia siamo disarmati, ma questo non vuol dire che non abbiamo le competenze. Tutti devono fare la propria parte. In questo Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza sono sul territorio con risorse importanti e lo dimostrano. Anche noi ci siamo e diamo il nostro contributo: il protocollo siglato in Prefettura anni fa ci pone in prima linea per gli incidenti stradali con turni antimeridiani e pomeridiani così da liberare risorse per le altre forze dell’ordine».

Tema sicurezza a Jesi. Di recente il vice questore aggiunto Mario Sica, in una conferenza stampa, ha spiegato come in città nel 2018, rispetto al 2017, i furti siano diminuiti. Crescono invece i sequestri e i rinvenimenti di sostanze stupefacenti (leggi l’articolo). Lei che idea si è fatto su questo, dalla sua esperienza sulla strada?
«Da quanto apprendiamo dalla carta stampata al momento sono problematiche su cui c’è un’attenzione maggiore. Sono reati comunque che hanno peculiarità diverse e che colpiscono per ragioni diverse: da un lato la situazione di degrado e di promiscuità, che porta inevitabilmente a reati satellite come quelli predatori di strada (per esempio gli scippi) e, dall’altro, l’aver violato la sacralità dell’abitazione, quindi per certi versi la nostra intimità. Voglio dire che è comprensibile che ci sia questa attenzione. Stando ai dati che abbiamo appreso anche recentemente non sembra ci sia una recrudescenza di questi fenomeni. Peraltro l’aumento dei quantitativi di sostanza sequestrata e gli arresti recenti la dicono lunga su quanto gli operatori della sicurezza stiano facendo in questa direzione. Poi è evidente che l’attività di indagine sia spesso complessa e lunga, in cui il risultato arriva anche a distanza di tempo».

E sul parco del Vallato?
«È una zona che i cittadini ci stanno evidenziando e per questo non abbassiamo l’attenzione. E ci sono stati già dei buoni risultati. Abbiamo preso parte anche a servizi  congiunti con le forze dell’ordine, ma non solo…Ci sono state identificazioni, deferimenti e servizi di osservazione in abiti civili. Certo è che interventi di implementazione della sicurezza, come sull’illuminazione pubblica, saranno importanti. Basta leggere manuali che si occupano di sicurezza per capire che il risultato viene raggiunto in sinergia e approntando una serie di iniziative non solo di carattere repressivo. Anche il sistema dei servizi sociali ha un ruolo importante soprattutto per le situazioni di marginalità».

Negli anni passati (da febbario 2015, ndr) in alcune zone considerate “sensibili”, Porta Valle, Largo Grammercato, piazzale San Savino, era stato istituito un Ufficio Mobile di ascolto…
«Questo servizio non c’è più. È stato attivo fino al 2017. Ma non vuol dire che noi non siamo presenti lo stesso. Le segnalazioni ci sono sempre in altre modalità certo. Mail, telefono e le pattuglie presenti sulla strada. Noi ci siamo anche in abiti civili».

Polizia locale armata, sì o no? Qual è il suo parere?
«Si tratta di una prerogativa del consiglio comunale e quindi la valutazione è squisitamente politica. Da tecnico, rilevo che le norme anche più recenti hanno mostrato una rinnovata attenzione alla nostra professione: penso alla possibilità di consultare il Sistema di Indagine delle forze dell’ordine nel caso di accertamenti di polizia stradale e alla sperimentazione del taser anche per corpi di polizia locale di grandi realtà. Questo perché rispetto al passato ci viene chiesto uno sforzo in più. Posso comprendere le ragioni del no, ma ricordo a me stesso che, fatta un’analisi dei rischi e delle criticità, ci sono tante strategie e strumenti da mettere in campo. D’altronde siamo ausiliari di pubblica sicurezza anche oggi disarmati».

Ci sono dei “settori”, legati a dei reati di vostra competenza, in città, a cui andrebbe data una maggiore attenzione?
«Sicuramente sul tema ambientale c’è molto da fare (leggi l’articolo). Non siamo sicuramente in emergenza ma non possiamo permetterci di trascurarlo ed è legato a tematiche anche sociali e culturali. Importante anche tenere alta l’attenzione sulle violazioni della Zona a traffico limitato e sul controllo della sicurezza in strada a cominciare dalla guida, soprattutto notturna, sotto effetto di alcol o sostanze stupefacenti. Fino ad arrivare alle ispezioni quotidiane su chi è al volante e contemporaneamente parla al cellulare o passa con il semaforo rosso. Bisogna far crescere l’informazione e sensibilizzare le persone su queste tematiche. Vanno in questa direzione i controlli quotidiani che facciamo sulla strada, anche in abiti civili e con un’auto civetta. La repressione va a vantaggio di una sicurezza che è comune perchè troppo spesso al volante siamo molto distratti».

Comandante Lupidi, lei sarà a Jesi fino a settembre del 2021. Ha un sogno da attuare per questo comando in questo periodo di tempo?
«Siamo già impegnati per una riorganizzazione della gestione del lavoro così da rendere l’area più efficiente e ottimizzare le risorse umane presenti e le tecnologie a disposizione. Questo anche per avere più agenti sulla strada. E poi sicuramente mi piacerebbe incrementare quelle competenze che riguardano la polizia giudiziaria e che fanno parte anche della mia formazione maturata nella Procura di Fermo nel 2015. Un’esperienza professionale e umana. E per questo ringrazio il dottore Domenico Seccia. Parlando con i colleghi spesso infatti li invito a selezionare bene le informazioni “non sentendo solo quello che una persona dice a parole ma anche guardando ciò che dice”. Inoltre, valorizzare alcuni aspetti della polizia giudiziaria significa anche stare più vicini alle persone, comprenderle meglio. Potrebbe essere un volano non indifferente per avvicinarci di più al cittadino».

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