Jesi-Fabriano

Covid-19, l’immunologo Luca Butini: «La lezione non è servita»

Il medico, immunologo all'ospedale di Torrette, stigmatizza il comportamento di quanti stanno sottovalutando la pericolosità del coronavirus. «Scongiuriamo nuovi lockdown, agiamo subito»

Il vicesindaco di Jesi, immunologo a Torrette, Luca Butini

JESI – Aumentano i contagi e il rischio di un nuovo lockdown. Il Covid-19 non è affatto sconfitto e fino a quando non si avranno cure adeguate e un vaccino non si potrà cantare vittoria. L’importante, ora, è non sovraccaricare di nuovo gli ospedali.

«Quanto abbiamo imparato dal coronavirus? – si chiede il vicesindaco di Jesi Luca Butini, medico immunologo all’ospedale di Torrette – Poco, a giudicare dai numeri, meno di quanto io mi sarei aspettato alla fine di maggio. Il numero di nuovi casi, anche se l’impatto clinico è molto diverso, è stato uguale a quello del 28 maggio. Non parlo delle autorità sanitarie, lo sforzo del dipartimento di prevenzione della nostra Area Vasta, ad esempio, è stato e continua ad essere massimale; gli ospedali sono e saranno più pronti ad affrontare le nuove necessità di ricoveri, sappiamo come trattare meglio i nuovi casi severi di covid-19, attendiamo fiduciosi l’esito degli studi sul vaccino, consapevoli però che non sarà quello ad aiutarci nei prossimi mesi».

Il bersaglio del vicesindaco di Jesi è chiaro: «Parlo di quelle persone, troppe, che sembrano aver cancellato dalla loro memoria significato, peso ed obiettivo dei sacrifici che tutti abbiamo fatto. Parlo di autorità amministrative che, a differenza delle nostra jesina, non hanno avuto il coraggio di dire chiaramente che manifestazioni ed eventi occasionali la cui natura non può prescindere dall’afflusso di persone non vanno autorizzate. Parlo di adolescenti, e dei loro genitori, e di giovani adulti che continuano a dimostrarsi impermeabili alle evidenze che mostrano come, invece, siano tutt’altro che impermeabili al coronavirus.

Non è troppo tardi per scongiurare nuovi lockdown, ma occorre agire subito; tornare subito, per chi l’ha scordato, ad avere comportamenti adeguati a prevenire il contagio. Guardiamo a ciò che accade in Spagna, Francia ed in altri Paesi vicini, fino a poche settimane fa si sentivano tranquilli ed oggi hanno numeri più che doppi rispetto a noi. Non li dobbiamo seguire, non dobbiamo vanificare lo sforzo enorme che si sta facendo per allestire al meglio le strutture scolastiche in vista della ripresa delle lezioni. Svanito l’illusorio traguardo di “zero contagi” stabili in estate, dobbiamo arrivare alla riapertura delle scuole con il numero di contagi più basso possibile, altrimenti, di oggi la notizia, si rischia che le lezioni possano non riprendere come programmato, e questo innescherebbe un danno educativo inaccettabile».

L’assessore alla Cultura del Comune di Jesi lo ribadisce: «Limitare numero e dimensioni dei nuovi focolai è necessario e possibile, possediamo conoscenze e strumenti diagnostici adeguati, ora si metteranno alla prova le migliorate (?) capacità organizzative della sanità territoriale. Ma, di nuovo, sta a noi, ad ognuno di noi: tre “M”: Mani, Metro (distanza), Mascherina e tre “T”: Testare, Trattare, Tracciare».

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