Jesi-Fabriano

Genitori e figli: insieme per riscoprire il valore dello scrivere. Ecco come

Questo semplice atto aiuterà a capire, quando l'emergenza del virus con la Corona sarà finita, che anche le calamità hanno un’anima e possono divenire maestre di vita saggia. L'approfondimento con la mental coach adolescenziale Roberta Cesaroni

Eravamo tutti presi dalla routine, dagli impegni, dalle scadenze, dalle verifiche, dai compiti e dalle interrogazioni, quando un virus con la corona ci ha costretto a fermarci, a rimanere chiusi e isolati, spaventati e angosciati per noi e per la salute dei nostri cari.
In questi giorni i ragazzi hanno una paura tremenda, sono smarriti, in ansia, hanno perso i contatti con il loro gruppo, con i loro amici e la loro routine è stravolta. 

Quello di cui hanno più urgenza è di essere sostenuti e rassicurati.

Ma cosa possono fare concretamente mamma e papà per sostenere e rassicurare  i propri figli?
Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro, donando un nuovo aspetto attraverso le preziose cicatrici. Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita e ha una storia, diventa più bello: questa tecnica è chiamata Kintsugi.

Questa tecnica acquista ancora più rilevanza se pensiamo a ciò che stanno vivendo i nostri ragazzi e come stiamo vivendo noi genitori: una ferita creata dalla paura e ne derivano sentimenti di dolore, eppure da questa situazione di difficoltà si potrà riuscire a trarre un insegnamento ed una crescita. Traumi e dolori creano cicatrici invisibili che rischiano di bloccare la propria crescita personale, piccole e grandi ferite che se non curate adeguatamente si acutizzano per cui si tende a non mostrarle per paura o per vergogna.

Roberta Cesaroni Mental Coach – Coach Adolescenziale

Primo suggerimento è quello di ricordarsi che l’abbraccio non è solo fisico, ma anche psicologico, simbolico… Basti pensare che lo sguardo può abbracciare e la voce, con la sua intonazione, può fare altrettanto.

Provate a immaginare  la potenza emotiva di una frase pronunciata con la voce calda, rassicurante, famigliare ed empatica che dice “Lo so che sei preoccupato, lo sono anche io.

Sarebbe come una carezza per l’anima, balsamo su una ferita.

Una frase del celebre pedagogista sovietico Vygotskij, “Diventiamo noi stessi attraverso gli altri, è più attuale che mai in questo momento. Ecco, questo pensiero deve ricordarci, cari genitori, che con il vostro lavoro avete delle enormi responsabilità ma anche immense potenzialità.

Secondo ed importante suggerimento per poter aiutare i vostri ragazzi, e voi per primi, è quello della scrittura.

La scrittura fa ”toccare i tasti giusti”, mettendo per iscritto i processi mentali quali pensieri, dubbi, paura, rabbia, desideri, obiettivi, piani, sentimenti ed emozioni.

In secondo luogo, la scrittura aiuta le persone che hanno difficoltà ad esternare verbalmente ciò che accade loro e che provano, pensano o desiderano. Per queste persone scrivere è un modo per ”buttare fuori” tutto quello che li riguarda, evitando di subire paura e rabbia. Scrivere i propri sentimenti, pensieri e desideri è uno dei modi migliori di fare ordine nella propria testa.

In questo modo, al caos subentrano idee tangibili e chiare. La scrittura, dunque, può rivelarsi particolarmente adatta per le persone introverse.

Quando scriviamo a mano, c’è un rapporto diretto tra il nostro atto di scrivere e il prodotto grafico ottenuto, per cui la nostra esperienza coinvolge tutto il corpo e tutti i sensi.

La scrittura in questo particolare periodo, ci serve anche per  definire i propri obiettivi ed elaborare un piano d’azione per il futuro, può rivelarsi la strategia migliore. Avere davanti ai propri occhi, su carta, ciò che si vuole realizzare e pensare a come riuscirci è anche una strategia motivazionale che ci permette di concentrarci al meglio sui nostri obiettivi

Scrivere è “scrivere a mano”, stimola il cervello, diminuisce l’ansia e rende più sicuri: ecco perché vale la pena di accantonare la tastiera e tornare a impugnare una penna

Scrivere a mano fa bene.

A quanto afferma la scienza, impugnare una penna stimola la creatività e rafforza la memoria, ben più di qualsiasi smartphone, tablet e pc su cui si schiacciano soltanto dei tasti.

Scrivere a mano diminuisce l’ansia.

Il solo fatto di impugnare una penna, guardarla mentre scorre su un foglio di carta e imprimere con l’inchiostro i propri pensieri è un potentissimo ansiolitico.

Un po’ come colorare i mandala o disegnare, anche scrivere aiuta a distendersi e a rilassare mente e muscoli.

Spesso, nei momenti di forte stress, si tende a schizzare disegnini su carta.

Lo stesso effetto balsamico, a livello mentale, lo fa il gesto dello scrivere.

Che sia un diario, la lista della spesa o l’elenco di buoni propositi per l’anno nuovo, l’importante non è il contenuto ma la forma. 

Ad ogni tipo di scrittura stampatello e corsivo sono associati schemi cerebrali differenti e diversi stati emotivi.

Scrivere in corsivo a differenza dello stampatello obbliga a non staccare la mano dal foglio. Uno sforzo che stimola il pensiero logico-lineare, quello che permette di associare le idee in modo lineare. Usare la tastiera invece attiva solo la parte sinistra del cervello quella razionale.

Con carta e penna invece si attivano l’emisfero sinistro, la zona frontale inferiore e la corteccia parietale posteriore, cioè le aree che sovrintendono la coordinazione occhio-mano, la motricità fine.

Scrivere vuol dire produrre pensieri in parole, scrivere vuol dire rivivere le emozioni.

La scrittura aiuterà a capire che nella sofferenza di oggi c’è anche il bene della reazione morale che ci renderà migliori, e domani, quando il ricordo scivolerà via insieme alla sofferenza, ripensando a questi giorni e rileggendo ciò che abbiamo scritto, si scoprirà che anche le calamità hanno un’anima e possono divenire maestre di vita saggia.

Roberta Cesaroni
(cell. 345.1408208)
Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni Life Mental Coach – Coach Adolescenziale Spa&Wellness Coach Manager

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