Jesi-Fabriano

Consulta per le donne, c’è chi non ci sta: «Non ci riconosciamo»

Udi Jesi e rete “Le ragazze sono in giro” perplesse: «Organismo di cui facciamo fatica a comprendere la funzione, ci sentiamo estranee. Le donne non hanno bisogno di altri che decidano “per” loro»

il Comune di Jesi
Comune di Jesi

JESI – Va al voto oggi, 30 novembre, in Consiglio comunale a Jesi il regolamento per l’istituzione della Consulta per le donne e le pari opportunità. Ma c’è chi non ci sta e critica le modalità con le quali l’iniziativa è stata portata avanti. In particolare «L’UDI (Unione Donne Italiane) Jesi e la rete “Le ragazze sono in giro” avvertono il bisogno – spiegano le due realtà- di comunicare la propria posizione e le perplessità che derivano dalla nascita della “Consulta per le donne e per le pari opportunità”, un organismo in cui non si riconoscono e di cui fanno fatica a comprendere la funzione, calendarizzata come punto all’ordine del giorno del Consiglio Comunale del 30 novembre 2020».

«Il ritratto che si delinea nella Consulta che sta per prendere forma- proseguono- è difatti “altro” dall’organismo inizialmente pensato dal gruppo di lavoro del Coordinamento donne, di concerto con l’Assessora alle pari opportunità, un gruppo che è stato negli anni molto attivo e produttivo».

«È altro- secondo Udi Jesi e Le ragazze sono in giro- così come evidente dalla composizione, da un organismo autonomo delle donne, che dovrebbe essere attento alle politiche di genere. La rimozione degli ostacoli formali per una perfetta parità di genere si invera anche a partire da una corretta postura linguistica, che non si esprime di certo in un riduttivo e denotativo “Consulta per le donne”. Le donne non hanno bisogno di altri che decidano “per” loro e ben più opportuno sarebbe stato dire Consulta “delle donne”. A questa nuova consulta, di cui facciamo fatica a comprendere ruolo e finalità, ci sentiamo estranee, convinte che la battaglia per la parità di genere risieda nella rete delle donne e delle loro associazioni».

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