Jesi-Fabriano

Comitato Terapia Domiciliare Covid: una possibilità in più per contrastare il virus

La consigliera Claudia Lancioni (5stelle) ha aderito e invita l'Amministrazione comunale a informare cittadini e istituzioni

JESI – Un modo per prevenire l’ospedalizzazione, per essere curato adeguatamente con al fianco dei professionisti sempre a disposizione e senza lasciare la propria abitazione. Dalla positività del tampone alla sua negativizzazione, con risposte certe, disponibilità e soprattutto competenza. E’ il “Comitato terapia domiciliare Covid”, quattro parole che potrebbero rappresentare una nuova speranza per le persone. A far conoscere questa realtà nazionale – che conta un consiglio scientifico formato da medici e professori universitari – è la consigliera comunale Claudia Lancioni (Movimento 5 Stelle Jesi).

«Mi sono iscritta al Comitato dopo aver appreso, grazie a un’infermiera fidata, dell’esistenza del Comitato Terapia Domiciliare Covid – spiega Claudia Lancioni – e dopo aver avuto l’opportunità di conoscere il suo fondatore e presidente, l’avvocato Erich Grimaldi. Il presidente mi ha spiegato di come la necessità di un Comitato di questo genere sia nata dalla sempre maggior consapevolezza, sia personale che scientifica, di come intervenire tempestivamente in caso di contagio sia fondamentale. Anche perché purtroppo in questa fase di nuova emergenza le Usca (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) nonostante lo spasmodico lavoro sul territorio non riescono ad intervenire quanto necessario, principalmente a causa di mancanza di personale sanitario alla quale la Regione e l’Asur non hanno mai sopperito nonostante gli appelli e proclami pubblici. In questa realtà si inserisce, quindi, il Comitato Assistenza Domiciliare Covid (terapiadomiciliare.org) che, ad oggi, conta 190 mila iscritti».

Il Comitato promuove l’utilità e l’intervento tempestivo grazie al quale si può arrivare a prevenire l’aggravarsi della patologia, scongiurando quindi il ricorso al ricovero ospedaliero (con tutto quello che comporta a livello di sovraccarico delle strutture ospedaliere). Il personale coinvolto nel Comitato – che fa comunque parte del Sistema sanitario nazionale o liberi professionisti che hanno scelto in scienza e coscienza di fornire il loro supporto gratuito al territorio – contatta chi fa richiesta e lo indirizza al medico di riferimento che li contatta in privato, con successiva video-chiamata, per assisterlo a distanza. I medici del Comitato seguono l’intera fase della malattia sino alla cessazione della positività dal virus del paziente, cercando sempre una collaborazione ed un confronto con il medico curante, supportandolo, e affiancando l’intervento delle Usca.

Claudia Lancioni
Claudia Lancioni, consigliera comunale 5 Stelle

«Così facendo si riavvicina il paziente – sottolinea Claudia Lancioni – a quei contatti umani oramai disgregati dal virus e questo si traduce, nel concreto, con una rinascita di quei sentimenti di fratellanza, di partecipazione e di solidarietà che rappresentano le basi portanti della nostra umanità. Ci tengo a precisare che il Comitato conta un consiglio scientifico, formato da medici e professori universitari, che hanno sollecitato AIFA e Ministero della Salute alla sperimentazione di alcuni farmaci, come “ivermectina” e “colchicina”, utilizzati con successo durante la fase iniziale del contagio in altri Paesi. Da ultimo, ha invitato e sollecitato il centro trasfusionale sangue e le singole Regioni ad una raccolta più adeguata e capillare del plasma iperimmune, invitando, nel contempo, i nosocomi ad utilizzarlo nei primi giorni dal ricovero nei reparti di degenza». Sul lato operativo, lo schema di terapia domiciliare precoce è stato formalizzato da oltre 200 medici dei territori e specialisti, secondo le proprie evidenze ed esperienze, ed è stato condiviso anche negli Stati Uniti ed è stato richiesto da medici di diverse nazioni.

«E’ fondamentale ribadire – conclude Claudia Lancioni – che tutto quello che viene fatto da tutti i membri di Terapia Domiciliare Covid è a titolo completamente gratuito. Tutti quelli che collaborano in questo grande progetto di solidarietà, lo fanno con lo spirito di voler uscire tutti e quanto prima, dall’emergenza. Auspico, come consigliere comunale, che l’Amministrazione comunale trovi il modo di farla conoscere alle persone e far aderire i medici di base, è una realtà importante che può fare la differenza in questo momento».

«Penso che un servizio in più per garantire informazioni utili e chiare ai cittadini sia sempre utile – dice il Responsabile dei 72 Medici di Medicina Generale della Vallesina dottor Guglielmo Cherubini – ma che per l’assistenza diretta e la cura del paziente l’unico punto di riferimento certo, in questo momento così delicato e di grande confusione, sia dato dal medico di famiglia che conosce la storia clinica del paziente, la sua psicologia e quella dei familiari. Da quando è iniziata la pandemia non conosciamo più festivi, riposi e weekend, siamo sempre a disposizione dei nostri assistiti anche con costanti collegamenti telefonici. Ne sono convinto, anche come coordinatore delle Usca, poiché ogni weekend ricevo telefonate dai medici di base per l’attivazione delle Usca. Siamo ben organizzati, nonostante l’enormità dei contagi e i sovraffollamenti in ospedale, da parte nostra stiamo gestendo l’assistenza domiciliare nel migliore dei modi. Ho sentito parlare del Comitato, ma credo che una realtà nazionale possa essere più utile per fornire informazioni generali o per rispondere ai dubbi dei pazienti, ma per la cura di ciascuno, delle criticità e degli aspetti anche legati alla famiglia, all’organizzazione dell’assistenza, sia proprio il paziente a preferire il proprio medico di base».

Il dottor Guglielmo Cherubini

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