Jesi-Fabriano

Chiaravalle, il ricordo di Don Leone Ricci diventa virale sul web. I chiaravallesi lo ricordano con grande affetto

Anche a 45 anni dalla morte del monaco cistercense nato a Cortona che ha educato tante generazioni di chiaravallesi non si affievolisce il ricordo della città. Tanti aneddoti e tanto amore per un personaggio incredibile e precursore dei tempi

Don Leone Ricci in alcune immagini e a sinistra Don Tessellino
Don Leone Ricci in alcune immagini e a sinistra Don Tessellino

CHIARAVALLE – Sarà che si avvicina Natale, sarà che un pizzico di nostalgia e di memorie dorate prendono il sopravvento, fatto sta che sul web in questi giorni è diventato virale il ricordo di un sacerdote, un monaco cistercense, che a Chiaravalle diede tantissimo e coltivò amorevolmente tante generazioni di chiaravallesi. Don Leone Ricci è stato un grande personaggio, uno di quelli che restano ben impressi nella memoria della gente, uno a cui è stata dedicata una piazza, proprio di fronte all’abbazia di Santa Maria in Castagnola e, soprattutto, un’associazione polisportiva che ancora oggi, grazie alle squadre di basket, è attiva e vitale.

Il ricordo di Don Leone Ricci

Don Leone era nato a Cortona nel 1891 ed è morto l’8 agosto 1972 a Chiaravalle, dove è sepolto nel cimitero comunale: sono trascorsi ben 45 anni dalla sua scomparsa eppure il suo ricordo resta indelebile e non si è affievolito neppure un po’. Anzi, da qualche tempo su Facebook un centinaio di chiaravallesi fanno a gara nel riproporre aneddoti, ricordi ed episodi che raccontano di un grande sacerdote, dall’umanità spiccata e dalle idee lungimiranti, che tolse letteralmente dalla strada tanti ragazzi, diede loro una prospettiva di vita, oltre a sani principi, e contribuì a far crescere tante generazioni di chiaravallesi.

Ieratico, austero, autorevole, Don Leone era un omone grande e grosso che incuteva un po’ di timore ma aveva un cuore grande e generoso. Era amatissimo e rispettato. È stato il motore delle iniziative parrocchiali per quasi mezzo secolo: era un anticipatore dei tempi, uno che Don Bosco avrebbe certamente apprezzato. All’oratorio, fin dagli anni ‘40, aveva istituito giochi e sport per attrarre i ragazzi con attività appetibili e piacevoli ma formative ed educative, recital e spettacoli nel teatro parrocchiale che erano seguitissimi dai cittadini e dai parrocchiani. Ma il suo obiettivo vero era educare i giovani alla vita sociale e civica oltre che a quella religiosa. In tanti ricordano aneddoti gustosi. «Durante le confessioni ogni tanto lasciava partire uno scappellotto educativo quando ne avevi combinate troppe ma la penitenza per tutti erano tre Padre Nostro, tre Ave Maria e Tre Gloria, talvolta anche tre requiem eterna».

C’è chi ricorda il suo piede lunghissimo, un 48 o un 50, il suo mazzo di chiave pesantissimo agitato a mo’ di minaccia e chi ricorda «la messa delle 9 dei ragazzi: lui seduto sotto le corde delle campane sulla sedia con inginocchiatoio incorporato, una fila di 30 ragazzi che Don Leone riusciva comunque a smaltire a metà messa; prendeva sempre una mentina o una liquirizia prima di iniziare: nel confessionale di Don Tessellino (altro sacerdote mitico ed amato dai chiaravallesi) non c’era mai la fila dato che rispetto a Don Leone veniva rigorosamente boicottato». E c’è chi racconta del mitico “calcio in culo” con le catene e senza seggiolino, scomodissimo eppure divertentissimo e degli epici tornei di ping pong. Poi il pallone utilizzato come premio: «prima a Messa poi il pallone» e giù partite interminabili al campo parrocchiale. E le preghiere del mese di maggio, obbligatorie e puntuali.

E la sua parziale cecità degli ultimi anni di vita che non gli impediva di vedere lontano col suo cuore generoso. Per ultimo un ricordo struggente e vivo. «La parrocchia di Don Leone era uno dei pochi spazi protetti dal fascismo che in quei tempi ammorbava l’Italia. Non che l’abbia mai sentito parlare di politica, nonostante le barbierie fossero agorà, con la maturità dell’oggi però lo penso un uomo di fede vera, un pastore con addosso l’odore del gregge. Sarebbe piaciuto a Bergoglio».

 

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