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Chiaravalle: rapina al distributore del metano. Parlano i titolari: «Speriamo che li prendano presto»

Ancora scossi i proprietari dell'attività ubicata sulla strada provinciale che da Chiaravalle conduce a Castelferretti. Paura e sgomento ma anche coraggio e determinazione

Il distributore del metano a Chiaravalle

CHIARAVALLE – Sono le 22,20 di domenica scorsa. Bruno e Marco, addetti del distributore di metano sulla strada provinciale che collega Chiaravalle a Castelferretti, stanno contando i soldi frutto dell’ennesima, faticosa, giornata di lavoro resa ancor più dura dal primo freddo invernale. Gli ultimi automobilisti hanno finito di fare rifornimento da poco più di un quarto d’ora. I cancelli del distributore sono chiusi.

Improvvisamente la porta del container che funge da ufficio si apre, entrano due uomini col passamontagna ed armati, uno con una pistola e l’altro con un coltello ed un pesante bastone di legno. Quello con la pistola intima ai due di stare fermi e grida «Dateci tutti i soldi», in un italiano stentato e che cela a malapena un evidente accento dell’est europeo. Bruno, 57 anni residente a Monte San Vito, si alza di scatto, istintivamente: una mossa che non avrebbe dovuto fare. Il rapinatore lo colpisce violentemente alla tempia col calcio della pistola, un fendente che lo tramortisce. In un attimo i due malviventi arraffano i 20.000 euro che ci sono sul tavolo, l’incasso di un’intera domenica di lavoro compresi i 1700 euro che gli operatori tengono in cassa per ogni evenienza e per dare il resto ai clienti. Quello col bastone si premura di frantumare a colpi di spranga i due telefoni cellulari dei lavoratori per evitare che chiamino rapidamente soccorsi e forze dell’ordine.

I colpi sono forti e frequenti tanto da richiamare l’attenzione della moglie di Luciano Giovagnoli, gestore e custode dell’impianto, che abita di rimpetto al distributore. La signora di origine rumena esce di casa convinta che si tratti delle imposte sbattute dal vento della vicina casa dove abita il figlio Bogdan. Ma appena esce si trova a 5 metri un uomo che le da le spalle. Quando l’uomo si gira, lei vede che ha il volto coperto e che impugna un bastone. La donna comincia a gridare. «I ladri, i ladri!». E ancora: «Lasciate i cani, chiamate i carabinieri». Escono di casa trafelati e richiamati dalle grida della signora anche Luciano Giovagnoli e il figlio della donna mentre i due rapinatori si danno alla fuga tra i campi dietro il distributore che avevano percorso per raggiungere l’impianto. Si scoprirà poi che hanno accuratamente tagliato la rete di recinzione, aprendo un varco rettangolare da dove erano entrati nel piazzale della struttura.

Ad attenderli nella vicina via Molino, con molta probabilità, un complice a bordo di un’auto parcheggiata nella strada limitrofa. Proprio in prossimità di via Molino i carabinieri di Chiaravalle, che conducono indagini serrate e meticolose, hanno ritrovato i due passamontagna ed i guanti utilizzati per la rapina dai malviventi che sembrano essere esperti di rapine e furti ed hanno dimostrato un certo sangue freddo. Nel frattempo un’autoambulanza del 118 era giunta per portare soccorso all’operaio colpito e trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di Torrette dove gli è stata suturata con tre punti la ferita alla testa mentre l’altro addetto, il trentacinquenne Marco, anch’egli di M.S. Vito, non è stato colpito ma è rimasto molto impressionato dall’accaduto. Lo sfortunato e coraggioso Bruno ha già deciso che tornerà oggi stesso al lavoro. «È il mio posto. Spero solo che questi malviventi siano presto individuati».

Il distributore del metano di fronte a Gigolè ha tanti clienti, circa 500 al giorno. In zona è celebre perché il servizio è efficiente e veloce e gli addetti sono disponibili e affidabili. Purtroppo l’impianto è noto anche perché il tratto di strada dove si affaccia è stato teatro di incidenti mortali in cui hanno perso la vita giovani come Luca Canonici, trentottenne di Ancona, centrato nel settembre 2015 da un’auto e poi travolto da un’altra macchina mentre era in sella ad uno scooter ed il chiaravallese Luca Cardamone, vittima di un altro terribile scontro nel 2014. Nel distributore lavorava anche Vincenzo Verdini, 43 anni, scomparso in Ungheria nel 1997, dove si era recato per una battuta di caccia, e mai più ritrovato.

La rapina di domenica scorsa ha scosso il gestore Luciano Giovagnoli, la sua famiglia, i dipendenti e i tanti automobilisti che quotidianamente si riforniscono nell’impianto. «Sono bravi e lavorano sodo – dice un cliente – spero che catturino presto chi ha fatto loro del male». Marco Pieroni, l’addetto di 35 anni che è stato vittima della rapina insieme al suo collega Bruno Carloni di 57, che purtroppo è stato anche colpito col calcio di una pistola che potrebbe essere ad aria compressa, è ancora molto turbato. «Stavamo contando l’incasso – dice l’operaio che ieri era regolarmente al lavoro – e non ci aspettavamo nulla del genere. I rapinatori mi sono sembrati esperti». Molto scossa anche la moglie del gestore. «Ho urlato appena mi sono accorta che erano rapinatori – dice la donna di origine rumena – li avevo a 5 metri. Mi hanno vista in viso, ho il terrore di rivederli, spero che li prendano presto».

 

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