Jesi-Fabriano

Cani, è allarme sul fenomeno delle staffette

A mettere a fuoco questa situazione Elisa Santini dell'associazione "I miei amici animali". Ecco in cosa consiste e perchè è da evitare

cani gabbia

JESI – Cani con caratteristiche del sud Italia vengono portati in altre zone del Paese, tra cui la Vallesina, per essere ritrovati abbandonati nelle campagne o davanti ai canili. Quello che probabilmente vuol essere un gesto di carità nei confronti degli animali, in realtà si rivela essere un fenomeno molto pericoloso che prende il nome di “staffetta“.

A fare il punto è Elisa Santini dell’Associazione che gestisce i canili di Jesi e Moie, “I Miei Amici Animali”. «Il fenomeno delle staffette – dice – si sta verificando da qualche anno a questa parte: questi cani sono semiselvatici e vengono prelevati dal Sud per essere portati, spesso in condizioni illegali e ai limiti della sopravvivenza, nelle nostre zone. Le loro caratteristiche però non gli consentono di adattarsi: oltre ad essere spesso allontanati dai loro gruppi familiari troppo precocemente, sono abituati a grandi spazi, non certo ai rumori della città,  quindi il più delle volte ad attenderli ci sarà una vita di disagio e difficoltà. Al canile di Moie abbiamo due cucciolate di questo genere, che probabilmente, proprio perché non riusciamo a trovare una sistemazione adeguata alle loro necessità, rimarranno lì per sempre». Trovare un cane vagante in meridione e portarlo in Vallesina, ad esempio, non significa salvargli la vita, anzi. Significa traumatizzare un animale che ha tutte le caratteristiche per stare dove si trovava. Molte associazioni di volontari nel Sud si preoccupano del fenomeno che sta avendo ripercussione anche nelle nostre zone.

Il canile di Jesi

Il fenomeno dell’abbandono dei cani sta mutando: «Il numero maggiore di ingressi in canile viene da chi rinuncia alla proprietà per diversi motivi: la morte o il trasferimento del proprietario anziano in una residenza, la difficoltà nella gestione spesso conseguente ad una adozione fatta inconsapevolmente, un cambio di residenza. Ci si appella all’articolo 10 della legge regionale per cui i Comuni si fanno carico dell’animale quando il proprietario, in difficoltà economica non può farlo. Il Comune di Jesi su questo è virtuoso, non per tutti i Comuni della Vallesina vale lo stesso discorso. Prendersi carico dell’animale è per il Comune un modo per evitare che vengano trovate soluzioni alternative allarmanti, legati a catena, chiusi in un box in aperta campagna, “appoggiati” chissà dove».

In Vallesina il fenomeno dell’abbandono non è allarmante, spesso si tratta di cani che si sono allontanati, di cani da caccia, di cucciolate numerose di cani pastore che vengono fatte ritrovare a cittadini o a volontari. «L’invito nel caso in cui si trovi un animale abbandonato è quello di contattare la municipale, in orario notturno anche i carabinieri. Rimane valida la soluzione, per dire la verità purtroppo poco usata, di mettere un collarino con un contatto telefonico del proprietario».

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