Jesi-Fabriano

Botte e violenza psicologica sulla moglie: «Non vali niente», condannato marito violento

Venticinque anni di soprusi per una 50enne che vive nello jesino, subiti anche davanti ai figli. Quando la donna ha deciso di lasciare la casa coniugale lui le mandava messaggi al cellulare con scritto «Rip»

Foto di repertorio

JESI – Picchiata, derisa, sminuita e apostrofata come una donna di strada davanti ai figli minorenni. Quando ha deciso di lasciare la casa coniugale, lui, un operaio di 53 anni, le mandava messaggi sul cellulare con scritto «Rip». Marito violento condannato in primo grado per maltrattamenti e lesioni. Lo ha deciso oggi il giudice Paolo Giombetti: per l’uomo un anno e dieci mesi di carcere, pena sospesa, più il pagamento di 20mila euro di risarcimento alla moglie per quanto subito. Venticinque anni di matrimonio passati, per una donna di 50 anni, tra violenze fisiche e psicologiche. La coppia, con figli, vive nello jesino.

Ripercorsa al tribunale di Ancona tutta la loro vita coniugale, iniziata con le nozze del 1990.

Secondo quanto ricostruito e sostenuto dall’accusa, il 53enne alzava le mani sulla moglie. Calci, pugni, accompagnati da frasi scurrili nei confronti della consorte che apostrofava come una donna di strada. «Non vali niente – aggiungeva alle botte – senza di me sei il nulla». Stando sempre alle accuse fatte dalla 50enne, il marito era abituato anche a bere e proprio sotto l’effetto dell’alcol la colpiva, una volta anche con uno zoccolo di legno. Poi le diceva: «Un uomo senza vino non si mette in cammino». Altra accusa quella della gelosia da parte di lui e che ha portato la moglie a rinunciare agli hobby. Quando lei un giorno è finita in coma per una allergia ai detersivi lui non si sarebbe preso cura abbastanza della consorte, lasciandola sola.

I primi problemi sono arrivati nel 1995, con il primo figlio. L’ultimo episodio violento, che ha fatto finire lei in ospedale con 7 giorni di prognosi, il 27 dicembre 2015 quando poi è partita la denuncia che ha fatto finire a processo il marito. L’uomo, che rigetta le accuse, era difeso dall’avvocato Mirco Piersanti mentre la moglie era rappresentata dall’avvocato Giuseppe Muzi.

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