Jesi-Fabriano

Bibbie, valigie, estintori, zainetti: c’è di tutto all’ufficio oggetti ritrovati della Polizia Locale

La comandante Liliana Rovaldi illustra il regolamento comunale e quali sono le "destinazioni" degli oggetti se non si presenta il proprietario entro un anno. Nel magazzino di Jesi c'è di tutto, ma sono le chiavi e gli occhiali gli oggetti che si perdono di più

Il comandante della Polizia Municipale, Liliana Rovaldi, e Marta Donati che si occupa degli oggetti ritrovati: davanti a loro chiavi e occhiali

JESI –  Ci si potrebbero raccontare tante storie ispirate a tutti quegli oggetti smarriti, ritrovati per caso e consegnati all’ufficio preposto della Polizia Locale, in piazza Indipendenza.

Alcuni oggetti ritrovati, depositati nel magazzino

Si va dai credenti distratti che hanno lasciato per strada Vangeli e Bibbie, allo sportivo con la testa da un’altra parte per aver dimenticato le scarpette con marsupio, a un aspirante ladro, forse, perché c’è anche un “piede di porco“. E c’è pure un estintore.

Per non parlare di chiavi di tutti i tipi – anche di auto e telecomandi – e occhiali, soprattutto da vista.

«Le chiavi e gli occhiali, non essendo di alcun valore non li registriamo, li mettiamo in un contenitore e, dopo un po’ buttiamo via tutto. Sacchetti interi. Appena ci portano le chiavi, i primi due giorni, le lasciamo qui, sulla scrivania dell’ufficio, in evidenza, perchè capita che il proprietario si faccia subito vivo».

C’è di tutto e di più, conservato in attesa di ritornare al legittimo proprietario. Se ci si riesce, perchè tutto deve avvenire nell’arco di un anno dalle due pubblicazioni – che avvengono a distanza di quindici giorni, nel fine settimana, e destinate all’Albo Pretorio termine previsto dal codice civile. Altrimenti le cose di nessun valore si distruggono, le altre o vengono messe all’asta oppure date in beneficenza. Se sono state trovate da un comune cittadino si ridanno a lui, a chi le aveva portate.

Ma nella stanza preposta a custodire tutta quellla roba, e che la comandante, Liliana Rovaldi, accompagnata da Marta Donati, l’esperta dell’ufficio, ci mostra, tutto è ben impacchettato e ordinatamente posto. E non si finisce di curiosare.

Portafogli e borsette da bambina, radio ricetrasmitenti, il kit del ciclista, borse con capi di abbigliamento nuovi, lucchetti con catena, borracce delle biciclette, cacciaviti, fotografie. Contenitori con attrezzi per geometri o per idraulici. Ma anche oggetti di valore. Con i cellulari, a meno che non siano bloccati, è più facile rintracciare il proprietario.

E, poi, persino gli zainetti degli studenti, con i libri, cancelleria e quaderni, dimenticati alle fermate degli autobus.

«Noi abbiamo un regolamento comunale – spiega la comandante Rovaldi  – relativo agli oggetti abbandonati e rinvenuti e alle denunce che arrivano. L’attuale risale al 2013. Bisognava mettere ordine, stabilire regole, su tutto ciò che non è contemplato dal codice civile che prevede essere il Comune il responsabile degli oggetti ritrovati e consegnati».

Molti oggetti sono fermi da anni e questo si deve al fatto che, quando non c’è il “trovatore” ma sono stati rinvenuti dalle forze dell’ordine o personale di un ente pubblico, è il Comune che ne diventa propietario se non si rintraccia o si fa vivo quello legittimo.

Chiavi di tutti i tipi e occhiali

Il quale, non è che viene accompagnato a vedere l’oggetto del suo desiderio. Tutt’altro. Deve descriverlo e se la descrizione combacia con l’oggetto smarrito, allora è sicuramente suo.

«Ci è capitata – ricorda Liliana Rovaldi – una valigia di grosse dimensioni, di stoffa, lasciata sul bordo del marciapiede a ridosso dei binari della stazione. Il proprietario, perciò, è salito sul treno dimenticandosela. Eravamo convinti che si sarebbe presentato, prima o poi, tanto è vero che l’abbiamo tenuta qui, in ufficio, senza portarla in magazzino. Avevamo anche sparso voce al bar, al capo stazione, alla biglietteria, a tutto il personale che gravita lì. Niente, abbiamo aspettato ben cinque anni. Conteneva vestiti usati e, quindi, abbiamo dovuto distruggere tutto. Per non parlare di un borsone trovato all’interno di un ascensore di un supermercato».

«Sino a una decina di anni fa la parte del leone la facevano le biciclette. Ne avevamo tantissime – spiega la comandante -, un magazzino pieno. Pertanto, siccome buttarle via era un peccato, le abbiamo vendute. E con il ricavato, un migliaio di euro circa, abbiamo comprato materiale che ci serve per fare educazione stradale con i bambini».

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